Quanto può scendere ancora il dollaro USA?
Valerio Baselli - 11/07/2025 | 12:54
Dopo sei mesi di forti ribassi nei confronti dell’euro, la direzione futura del dollaro resta incerta.

Illustrazione a collage con una colonna e una valuta statunitense

Punti chiave

  • Dopo il più forte calo semestrale del dollaro negli ultimi decenni a questa parte, gli investitori vedono la possibilità di un ulteriore ribasso.
  • Il calo della fiducia nel dollaro spinge gli investitori a vendere il biglietto verde e ad acquistare oro e le altre principali valute.
  • È improbabile che la valuta statunitense perda rapidamente il suo predominio.

Il primo semestre del 2025 ha segnato la peggiore performance semestrale per il dollaro USA dal 1991, poiché i crescenti dubbi sulla solidità fiscale degli Stati Uniti e la capricciosa politica commerciale della Casa Bianca hanno intaccato lo status di porto sicuro della valuta. Il brusco calo ha sollevato la questione di quanto la valuta di riserva mondiale possa scendere ancora se non si risolvono né la guerra commerciale né l’ansia fiscale degli Stati Uniti.

Lo US Dollar Index, che misura il valore del biglietto verde rispetto alle sei valute più scambiate al mondo, ha perso quasi l’11% del suo valore nella prima metà del 2025. Se si confrontano solo i primi sei mesi, l’inizio di quest’anno ha segnato la peggiore performance dalla crisi petrolifera del 1973 e il peggior semestre dalla seconda metà del 1991.

“Gli investitori internazionali sono diventati scettici nei confronti del dollaro, dato che il debito pubblico continua ad aumentare e la Casa Bianca spinge aggressivamente per una politica di ‘denaro facile’. Inoltre, concetti come la ‘tassa di vendetta’, ovvero l’aumento delle aliquote fiscali sui redditi da interessi e dividendi percepiti da individui e società provenienti da quei paesi che secondo gli Usa attuano politiche fiscali discriminatorie, mettono a disagio gli investitori internazionali”, spiega Jan Viebig, chief investment officer di ODDO BHF.

In effetti, le banche centrali e gli investitori privati hanno diversificato in altre valute e asset, come l’euro e l’oro. “Le banche centrali, in particolare quella cinese, hanno acquistato aggressivamente oro per diversificare dal dollaro USA”, afferma Monika Calay, direttore della ricerca di Morningstar, citando le attività nette in ETP sull’oro che hanno raggiunto i USD 326 miliardi. Questo è un chiaro segno che gli investitori si stanno nuovamente rivolgendo all’oro, spinti dalla sua reputazione di strumento di copertura dall’inflazione". Nel 2025 gli investimenti nell’oro sono stati alimentati dall’incertezza macroeconomica e geopolitica, dalla diversificazione delle banche centrali e dall’ansia degli investitori per il rischio d’inflazione", afferma Calay.

Il dollaro USA continuerà a scendere?

Hong Cheng, Head of Fixed Income & Currency Research di Morningstar, ritiene che ci sia spazio per ulteriori ribassi del dollaro USA rispetto alle altre principali valute. “Nel breve termine, riteniamo che il dollaro possa continuare a subire venti contrari a causa della moderazione della crescita economica statunitense e di politiche fiscali e monetarie relativamente più favorevoli alla crescita in altri paesi”, ha dichiarato.

“Sebbene i dati economici siano rimasti solidi, con un mercato del lavoro statunitense resiliente, rimaniamo cauti sul dollaro. A nostro avviso, l’aliquota tariffaria effettiva sulle importazioni statunitensi dovrebbe aumentare da qui in avanti, il che, insieme all’indebolimento del dollaro, dovrebbe far salire i prezzi e pesare sui consumi interni”, spiega Claudio Wewel, FX strategist di J. Safra Sarasin.

Mentre le critiche di Trump a Jerome Powell erodono la fiducia nell’autonomia della Federal Reserve e l’inflazione si attenua, i mercati sono sempre più sicuri che la Fed finirà per passare al taglio dei tassi. E i tassi di interesse più bassi generalmente indeboliscono la valuta. “Finora, l’agenda politica di Trump implica che la traiettoria di taglio dei tassi della Fed sarà poco profonda, ma i crescenti rischi per la crescita potrebbero costringere la Fed a effettuare più tagli di quelli attualmente previsti dai mercati, il che dovrebbe aumentare i venti contrari per il dollaro nel breve termine”, afferma Wewel. Le manovre fiscali insostenibili e l’elevato livello di incertezza politica potrebbero innescare ulteriori deflussi finanziari dagli Stati Uniti, spingendo il dollaro al ribasso.

Anche Peter Kinsella, global head of forex strategy di UBP, prevede un continuo indebolimento del dollaro. “I temi più ampi delle decisioni di asset allocation e della copertura delle esposizioni denominate in USD probabilmente eserciteranno modeste pressioni di deprezzamento sul biglietto verde”, afferma, riferendosi a una dinamica in cui gli investitori non statunitensi cercano di compensare le potenziali oscillazioni degli asset utilizzando strategie che prevedono la vendita del dollaro USA.

Prospettive dell’euro rispetto al dollaro USA

L’euro è stata una delle valute più forti nella prima metà del 2025 e la valuta più performante del G10 a giugno. “La BCE sta senza dubbio accogliendo con favore questo momento di ‘euro globale’, ma deve anche riconoscere che c’è molto lavoro da fare per attirare i fondi globali dagli Stati Uniti”, scrive Chris Turner, responsabile globale dei mercati di ING, in una nota pubblicata il 1° luglio. “In questo caso, diremmo che i progressi sul debito comune dell’UE sarebbero il più grande fattore di cambiamento”.

Secondo gli analisti di ING: “Se i mercati decideranno di recuperare la quantità di premio al rischio del dollaro USA che ha prevalso negli ultimi due mesi, il cambio EUR/USD potrebbe avvicinarsi a 1,20”.

Kinsella ritiene inoltre che il cambio EUR/USD possa salire ulteriormente. “Le esigenze di copertura in corso e l’eventuale debolezza del mercato del lavoro statunitense peseranno sul dollaro, il che può facilmente spingere il cambio EUR/USD su livelli più elevati. Notiamo che le posizioni long sull’euro sono aumentate nelle ultime settimane, anche se rimangono ben al di sotto dei livelli prevalenti nel 2023”, afferma.

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Wewel prevede che il tasso di cambio EUR/USD potrebbe raggiungere 1,20 entro la fine del 2025 e spingersi fino a 1,25 nel terzo trimestre del 2026.

L’inflazione debole sostiene la sterlina

Dall’inizio dell’anno, il dollaro USA ha perso oltre l’8% rispetto alla sterlina. Secondo Kinsella, “Il cambio GBP/USD salirà, anche se questo rifletterà la continua debolezza del dollaro, piuttosto che un apprezzamento idiosincratico della sterlina”.

La sterlina potrebbe anche affrontare qualche rischio politico. Ha infatti subito un’ondata di speculazioni sulla posizione del ministro del Tesoro britannico Rachel Reeves, alimentando l’incertezza sulla politica fiscale e sulla volontà del governo di rispettare i piani di consolidamento fiscale.

L’aumento dei tassi di interesse a lungo termine ridurrà le opzioni fiscali del governo, sollevando la prospettiva di un aumento delle tasse. “Questo dovrebbe pesare anche sulla crescita del Regno Unito, che ha subito un significativo rallentamento nel secondo trimestre”, afferma Wewel.

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“Tuttavia, l’aumento dell’inflazione ad aprile e a maggio limitano il margine di manovra della Bank of England per i tagli dei tassi. Nel complesso, ci aspettiamo che la sterlina si ammorbidisca moderatamente rispetto all’euro, mentre dovrebbe continuare a salire rispetto al dollaro”, aggiunge Wewel.

Cambio USD/JPY nel limbo

Lo yen giapponese si è apprezzato significativamente dall’inizio dell’anno, anche se nelle ultime settimane ha subito una battuta d’arresto, probabilmente a causa dei venti contrari della crescita interna e della mancanza di progressi nei negoziati commerciali del Giappone con gli Stati Uniti.

“È improbabile che un accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone venga raggiunto prima delle elezioni giapponesi di fine luglio”, afferma Wewel. “L’attuale amministrazione giapponese non sarà in grado di fare facili concessioni, dal momento che i negoziati sulle tariffe sono diventati un importante punto di contesa nella politica interna. Tuttavia, uno yen più forte potrebbe far parte di un eventuale accordo commerciale tra Giappone e Stati Uniti, il che implica un rischio di rialzo a breve termine per la valuta”.

Wewel si aspetta che la Bank of Japan mantenga la politica monetaria in sospeso fino a quando il Paese non avrà negoziato un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Gli interessanti rendimenti dei titoli di Stato giapponesi a lungo termine potrebbero spingere gli investitori giapponesi a rimpatriare i capitali detenuti all’estero. Tuttavia, la valuta potrebbe faticare a recuperare i livelli precedenti alla pandemia, a causa di varie sfide strutturali.

Secondo Kinsella, “i rischi di ribasso saranno probabilmente limitati. L’apparente riluttanza della BoJ ad alzare i tassi significa che gli investitori si muoveranno probabilmente per ridurre le loro posizioni lunge sullo yen, il che potrebbe pesare sulla valuta”. Nel complesso, Kinsella prevede che il cambio USD/JPY si attesti su livelli compresi tra 144 e 147.

Il franco svizzero torna a salire contro il dollaro

“Dato il suo status di bene rifugio, gli argomenti a favore dell’euro si applicano con ancora più forza al franco svizzero”, afferma Jan Viebig. Il franco svizzero è salito notevolmente dopo l’annuncio delle “tariffe reciproche” in aprile, registrando il più forte apprezzamento nei confronti del dollaro tra le valute del G10. A giugno, la Banca Nazionale Svizzera ha tagliato il tasso di riferimento allo 0%, il che significa che i costi di finanziamento sono attualmente pari a zero. Questa decisione arriva dopo un periodo di aumenti dei tassi volti a contenere l’inflazione.

“Sebbene i tassi negativi rimangano una possibilità, la BNS ha sottolineato che gli ostacoli per un tale passo sono relativamente alti, il che suggerisce che la BNS ha probabilmente raggiunto la fine del suo ciclo di riduzione dei tassi”, afferma Wewel, che ora si aspetta “un aumento della pressione al rialzo”.

Wewel prevede che la BNS seguirà da vicino le dinamiche più ampie del franco svizzero. “Tuttavia, il rafforzamento del franco svizzero rispetto al dollaro USA sarà meno preoccupante per la BNS rispetto all’apprezzamento della valuta rispetto all’euro. Un’elevata incertezza politica negli Stati Uniti e/o un ampliamento dei differenziali di rendimento dei titoli di Stato nella periferia dell’area dell’euro costituiscono ulteriori rischi al rialzo.”

Da parte sua, Kinsella prevede che i rischi rimangano fortemente orientati al ribasso, a causa della debolezza del dollaro. Inoltre, aggiunge che è improbabile che la BNS intervenga con forza nel breve termine, poiché i tassi di cambio EUR/CHF sono generalmente abbastanza stabili a livelli appena inferiori a 0,94.

Le ambizioni della Cina per lo yuan lo rafforzano nei confronti del dollaro

Le argomentazioni generali a favore della debolezza del dollaro valgono anche per lo yuan. “La polarizzazione politica e le preoccupazioni per la sicurezza degli Stati Uniti rendono gli asset statunitensi meno attraenti per gli investitori cinesi e rafforzano la preferenza per gli investimenti interni”, afferma Viebig.

JPMorgan prevede che lo yuan cinese si rafforzerà nei confronti del dollaro, con un cambio USD/CNY che potrebbe scendere dall’attuale 7,17 a 7,15 entro la fine del 2025 e a 7,10 entro la metà del 2026. La banca d’affari argomenta queste previsioni citando l’allentamento delle tensioni commerciali e tariffarie e un allontanamento globale dal dollaro USA.

Inoltre, al fine di incoraggiare gli investitori globali a utilizzare lo yuan, le banche cinesi, in sintonia con il Governo, hanno ridotto i prestiti in dollari ad altre economie di mercato emergenti, aumentando i prestiti in yuan. Secondo l’analisi pubblicata a maggio dalla Federal Reserve, questo sarebbe giustificato in parte dai minori costi dei prestiti.

“Riteniamo che il tasso di cambio USD/CNY si attesterà verso il limite inferiore dell’intervallo di oscillazione registrato di recente. Gli spread dei rendimenti a due anni si sono ulteriormente contratti, con continui rischi di ribasso fino ai livelli di 7,15. È improbabile che la Banca Popolare Cinese voglia un continuo apprezzamento del CNY, viste le basse dinamiche dell’inflazione interna”, afferma Kinsella.

L’importanza del dollaro non svanisce in una notte

Cheng mette in guardia da dichiarazioni affrettate sulla caduta di importanza del dollaro: “Nel lungo periodo, anche se non abbiamo ancora osservato deflussi sostanziali dai conti ufficiali e dagli investitori esteri, è aumentata la probabilità di una riallocazione strutturale dagli asset in dollari, in particolare a causa delle crescenti incertezze geopolitiche. Detto questo, qualsiasi impatto significativo sul ruolo del dollaro come valuta di riserva globale dominante si svilupperà probabilmente su un orizzonte pluriennale, data la mancanza di alternative valide.”


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