
Punti chiave:
- Il maxi buyback da 1,2 miliardi di dollari coinvolge il 6,9% del capitale e il 20% del flottante.
- Gli esperti hanno commentato positivamente l’operazione di lungo periodo, cominciata il 9 giugno con la prima tranche da 600 milioni.
- I dati della semestrale sono attesi per il 30 luglio dopo la chiusura di Wall Street.
Metriche chiave di Morningstar per Tenaris
Effetto buyback su Tenaris TEN che, pur restando in Borsa ancora sotto di circa il 10% rispetto ai valori di inizio anno, ha messo a segno un robusto recupero: dai 13,70 euro del 27 maggio, vigilia dell’annuncio del nuovo maxi piano di riacquisto, è risalita fino a 16,30 euro, con un balzo vicino al +20% in poco più di un mese. Il titolo è sostenuto sia dai giudizi positivi degli analisti sulla portata dell’operazione sia dai segnali di ripresa dei prezzi del petrolio, con cui storicamente mostra una correlazione positiva. Un legame che trova origine nella natura industriale di Tenaris, una holding globale dell’acciaio che fornisce tubi per l’industria oil & gas, in particolare barre e tubi in acciaio senza saldatura.
Con questo rialzo, la performance a dodici mesi si attesta al +12%, per una capitalizzazione di mercato che si aggira intorno ai 17,43 miliardi di euro.
Il maxi buyback da 1,2 miliardi coinvolge il 20% del flottante
Tenaris ha annunciato a fine maggio un nuovo programma di riacquisto di azioni proprie fino a 1,2 miliardi di dollari, da completare entro un anno, corrispondente – ai prezzi attuali – a circa 74 milioni di azioni ordinarie, pari al 6,9% del capitale. Le azioni riacquistate saranno successivamente annullate, con l’obiettivo di aumentare il valore per gli azionisti. Il buyback è stato autorizzato dall’assemblea generale degli azionisti del 6 maggio 2025, fino a un limite massimo del 10% del capitale sociale.
Banca Akros sottolinea che la mossa riflette la solida generazione di cassa e il robusto bilancio del gruppo. L’entità dell’operazione assume contorni ancora più rilevanti se si considera il flottante del titolo in Borsa: il piano rappresenta circa il 20% del flottante (la quota di azioni della società effettivamente disponibile per la negoziazione sul mercato) di Tenaris.
Va ricordato che tra novembre 2023 e marzo 2025 Tenaris aveva già attuato due programmi di riacquisto per complessivi 1,9 miliardi di dollari, pari al 10% del capitale sociale.
L’accoglienza positiva del mercato
Il mercato ha reagito con entusiasmo all’annuncio del 27 maggio. Il titolo è balzato del +3,83% nella seduta del 28 maggio e ha mantenuto il trend positivo anche nelle settimane successive. Anche dagli Uffici studi sono arrivati commenti positivi.
Tenaris: il buyback è un buon modo per utilizzare il capitale, ma non è l’unicoDa parte loro gli analisti di Banca Akros hanno confermato la raccomandazione “Buy” sul titolo, con prezzo obiettivo a 19 euro, definendo l’operazione “una notizia chiaramente positiva”. Positivo anche il giudizio di Equita, che ha ribadito il rating “Buy” con target a 18,80 euro, aggiungendo che il buyback “può rappresentare un sostegno per il titolo nei prossimi mesi”.
Un’opinione condivisa anche da Intesa Sanpaolo, che ha mantenuto una raccomandazione “Buy” e prezzo obiettivo a 17,30 euro. Gli analisti ritengono che il piano possa sostenere la performance di breve periodo del titolo.
Già partita la prima tranche da 600 milioni di dollari
Il 9 giugno è stata avviata la prima tranche del nuovo piano di buyback, che prevede un investimento fino a 600 milioni di dollari entro l’8 dicembre 2025. Ai valori dell’annuncio dell’avvio della prima tranche, questa prima fase corrisponde a circa 34,9 milioni di azioni, pari al 3,2% del capitale. Le azioni riacquistate saranno successivamente annullate, contribuendo a rafforzare l’effetto diluitivo del buyback.
L’effetto sui diritti di voto degli azionisti
Il riacquisto di azioni proprie impatta anche sulla governance della società, poiché le azioni riacquistate non esercitano diritti di voto. Questo ha già portato a un cambiamento nella struttura della partecipazione rilevante. In particolare, l’azionista di controllo San Faustin ha notificato dopo l’avvio della prima tranche di aver superato passivamente una soglia rilevante di diritti di voto, in linea con la normativa lussemburghese sulla trasparenza.
Nello specifico, dopo i riacquisti effettuati da Tenaris tra il 9 e il 13 giugno, le 713.605.187 azioni detenute da San Faustin rappresentano ora il 66,82% dei diritti di voto. La società ha confermato che la catena di controllo riportata nella relazione annuale 2024 resta invariata.
Il sostegno dei prezzi del petrolio e la questione cambio
Oltre al buyback, un ulteriore elemento di supporto al titolo è arrivato dai recenti tentativi di ripresa dei prezzi del petrolio. Il greggio WTI dai minimi a 55,30 dollari di metà maggio si trova in questi giorni sopra 67 dollari.
Inoltre sembrano attenuarsi anche le incertezze legate al trend del dollaro. Il primo semestre 2025 è risultato particolarmente debole per il dollaro, con un calo di oltre il 10%, il peggiore dal 1973, con effetti non secondari per le società italiane esposte agli Stati Uniti. Va detto che Tenaris ha una forte esposizione al dollaro sul fronte dei ricavi ma anche dei costi, limitando l’effetto cambio rispetto ad altre aziende multinazionali quotate in Italia che hanno ricavi importanti in dollari ma costi in euro.
Attesa per i conti del secondo trimestre
Il prossimo appuntamento chiave sarà la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre, attesa per il 30 luglio dopo la chiusura di Wall Street. Il mercato attende anche di avere qualche indicazione sul fronte dei dazi USA sull’acciao e su i pro e contro che questi comporterebbero per Tenaris.
Secondo gli analisti di Websim, ci si attende un trimestre stabile o in lieve crescita rispetto al precedente. In particolare, i ricavi sono stimati a 2.978 milioni di dollari (-10% su base annua, +2% su base trimestrale), l’EBITDA adjusted a 707 milioni (-13% YoY, +2% QoQ) e l’utile netto a 488 milioni (+50% YoY, -4% QoQ). La posizione finanziaria netta dovrebbe attestarsi a circa 3,7 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 4,0 miliardi di fine marzo per effetto del pagamento di dividendi. L’attenzione sarà rivolta anche all’outlook per il secondo semestre: già in occasione dei conti del primo trimestre, Tenaris aveva indicato una possibile riduzione dell’attività nel terzo trimestre in caso di petrolio attorno ai 60 dollari al barile, con lo shale oil statunitense più vulnerabile e l’offshore più resiliente. I margini attesi restano nella fascia 20-25%.
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