5 grafici sui mercati europei nel 2° trimestre
Christopher Johnson - 02/07/2025 | 08:12
La BCE, i titoli della difesa, i Bund e l'euro.

Il secondo trimestre era appena iniziato quando il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato dazi globali che avrebbero avuto un forte impatto su settori europei come quello automobilistico, farmaceutico e tecnologico. Sebbene non sia ancora chiaro il pieno impatto dei dazi sulle economie europee e non sia ancora stato annunciato un accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, i mercati sono saliti da aprile, fermandosi solo per lo scoppio della guerra in Medio Oriente, prima di riprendere la loro tendenza al rialzo.

I trend del primo trimestre, come il rialzo dell’euro e il boom dei titoli della difesa, sono proseguiti anche nel secondo, nonostante la volatilità registrata all’inizio di aprile.

Ecco cinque grafici che spiegano i principali movimenti di mercato avvenuti nel secondo trimestre:

Il mercato dell’Eurozona supera quello dell’Europa

I titoli europei hanno continuato a beneficiare dei flussi di capitale in uscita dalle azioni statunitensi e dagli asset in dollari USA. L’indice Morningstar Europe ha toccato nuovi massimi nel secondo trimestre e si è attestato ora su livelli più alti sia rispetto all’inizio del trimestre sia rispetto all’inizio dell’anno.

Dal 1° aprile, il benchmark, che include i titoli del Regno Unito, è salito del 2,4% in euro. Nello stesso periodo, l’indice Morningstar Eurozona, che esclude i titoli del Regno Unito, è salito del 4,7%.

Questo dato si confronta con quello del Morningstar US Market Index, che ha registrato un aumento di oltre il 10% in dollari, grazie alla recente ripresa dei maggiori titoli statunitensi. In euro, tuttavia, la sua performance è inferiore a quella dell’indice Morningstar Eurozona, poco sotto al 3%. Possiamo dire, quindi, che il deprezzamento del dollaro è stato un fattore chiave nel secondo trimestre.

I titoli europei della difesa sono in ulteriore rialzo

All’interno del settore industriale, i titoli della difesa in Europa hanno continuato a guadagnare anche nel secondo trimestre. Un’ondata di impegni governativi per il riarmo del continente, insieme al riaccendersi del conflitto in Medio Oriente, alla guerra in corso in Ucraina e al recente impegno della NATO a spendere il 5% del bilancio annuale per la difesa, hanno favorito le valutazioni del comparto.

In testa c’è la tedesca Rheinmetall RHM, che ha registrato un’impennata del 33% nel secondo trimestre, seguita dal titolo svedese della difesa Saab SAAB B, che è salito del 31%. Nello stesso periodo, la britannica BAE Systems BA. ha ottenuto un rendimento del 20%. Da inizio anno, le azioni Rheinmetall sono aumentate di quasi il 200%.

I titoli industriali e finanziari sono stati i settori che hanno registrato i maggiori guadagni nell’indice Morningstar Europe.

Tuttavia, il gigante olandese dei semiconduttori ASML, il secondo titolo più importante dell’indice, è stato quello che ha dato il contribuito maggiore ai guadagni del Morningstar Europe nello stesso periodo, con una crescita del 10%.

La BCE taglia ancora i tassi

La Banca Centrale Europea ha effettuato due tagli in questo trimestre, facendo scendere i tassi di interesse sui depositi dal 2,5% al 2%. A giugno è stato effettuato il quarto taglio dell’anno. L’ultimo taglio dei tassi di 25 punti base è avvenuto quando l’inflazione dell’Eurozona si è avvicinata all’obiettivo del 2%.

Quale sarà il prossimo passo per i tassi di interesse dell'Eurozona?

Gli esperti di mercato prevedono ora che la BCE farà una pausa nel suo ciclo di riduzione dei tassi, avvicinandosi al tasso di interesse neutrale o terminale. Il mese di settembre è considerato il probabile appuntamento per il prossimo taglio dei tassi.

I rendimenti dei Bund sono stati volatili

Il Bund tedesco è l’indice di riferimento per l’Eurozona e una proxy del tasso privo di rischio, svolgendo nei portafogli europei una funzione equivalente a quella dei Treasury statunitensi.

I Bund sono tornati

I rendimenti sono stati volatili quest’anno: da un lato, i piani della Germania per rimuovere il “freno al debito” e spendere miliardi di euro hanno aumentato il costo di prendere denaro in prestito. Dall’altro, il debito sovrano tedesco è diventato un bene rifugio nel mezzo della volatilità del mercato, aumentando la domanda e i prezzi delle obbligazioni. Una serie di tagli della Banca Centrale Europea ha inoltre esercitato una pressione al ribasso sugli yield.

L’euro guadagna a scapito del dollaro

I dazi e il disagio degli investitori globali per la politica fiscale statunitense hanno contribuito alla debolezza del dollaro USA. Mentre il biglietto verde rimane la valuta di riserva globale, alcuni vedono questo momento come cruciale per la moneta dell’Eurozona.

Il Presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato in un discorso di giugno: “I cambiamenti nel dominio delle valute globali sono già avvenuti in passato. Questa fase di cambiamento è un’opportunità per l’Europa. Per coglierla e rafforzare il ruolo dell’euro nel sistema monetario internazionale, dobbiamo agire con decisione come un’Europa unita che assume un maggiore controllo del proprio destino.”

All’inizio del secondo trimestre, un euro valeva 1,07 dollari e al 30 giugno il valore è salito a 1,17 dollari. Alla fine del 2022, il dollaro valeva 0,97 dollari.


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