Fondi flessibili, tre consigli pratici

Per capire se vale la pena di investire bisogna capire gli obiettivi, la composizione del portafoglio e la strategia del gestore.

Fernando Luque 28/03/2012 | 14:41
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I fondi flessibili suscitano molto interesse da parte degli investitori, ma prima di buttarsi occorre porsi alcune semplici domande.

1. Qual è l’obiettivo del fondo?
Visto che questa categoria esercita un certo fascino sugli investitori individuali è estremamente importante capire in modo chiaro ciò che il fondo si propone di raggiungere. Alcuni fondi hanno l’obiettivo di battere un particolare indice, mentre altri hanno lo scopo di proteggere gli investitori dal crollo dei mercati e altri ancora cercano di ottenere il massimo rendimento investendo in una serie di classi di attivo molto diverse (azioni, obbligazioni, valute, commodity, ecc). In ogni caso, la maggior parte di questi fondi descrivono il loro approccio stabilendo dei limiti di investimento per i vari tipi di asset class (non si può investire, ad esempio, più di una certa percentuale in azioni, ecc), ma non ci si può fermare a questo. Un fondo che limita la propria percentuale azionaria al 50%, potrebbe fermarsi al 20%. Detto questo, se uno non è in grado di rispondere alla domanda: “Qual è l’obiettivo del fondo?”, probabilmente non vale la pena investirci.

2. Cosa sta davvero facendo il fondo?
Spesso risulta quasi impossibile dire com’è composto il portafoglio di un fondo flessibile in un dato momento. Questi comparti, infatti, tendono ad adeguare il proprio portafoglio molto rapidamente e quindi è difficile sapere precisamente verso cosa il fondo è esposto. Molti utilizzano anche strumenti derivati ​​per le posizioni lunghe o corte, il che rende ancora più difficile per l’investitore avere una chiara idea di come il fondo sia investito. In generale, se il gestore non fornisce un quadro preciso della composizione di portafoglio (differenziando, ad esempio, le posizioni lunghe e corte per tipologia di attività), allora è meglio evitare il fondo.

3. Quali risultati ha ottenuto il gestore?
In definitiva ciò che conta davvero per l’investitore è il risultato ottenuto dal fondo. Uno studio che Morningstar ha condotto negli Stati Uniti nel periodo ottobre 2007 - dicembre 2011 ha dimostrato che la maggior parte dei fondi flessibili ha sottoperformato un indice composto al 60% di azioni e al 40% di obbligazioni. Inoltre, i comparti tattici hanno anche mostrato una volatilità superiore. Ciò ovviamente non significa che non ci sono fondi interessanti in questa categoria, ma occorre comunque monitorare i risultati ottenuti nel lungo periodo.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Fernando Luque

Fernando Luque  es el Senior Financial Editor de www.morningstar.es

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