I listini mondiali non pensano solo ai Pigs

L'Europa è fonte di instabilità per i mercati. Ma gli Usa hanno a che fare anche con la disoccupazione e l'Asia col rallentamento cinese.

Marco Caprotti 08/06/2010 | 16:15
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Se la si calcola in euro, la tempesta dei mercati, scoppiata con il possibile default della Grecia e culminata con le voci di una prossima bancarotta dell’Ungheria, passando attraverso un piano di salvataggio di Unione europea e Fondo monetario internazionale da mille miliardi di euro, non sembra aver fatto molti danni. L’indice Msci World nell’ultimo mese (fino al 7 giugno e calcolato nella divisa di Eurolandia) ha comunque guadagnato lo 0,43. Il Nord America, nello stesso periodo è cresciuto dello 0,6%, l’Europa di oltre il 2% e l’Asia dell’1%. Il discorso cambia completamente se i calcoli vengono effettuati in dollari. Se si guarda con questi occhiali, il paniere globale ha perso il 5,3% con relative performance negative anche per i sotto indici regionali (Nord America -5%, Europa -3,5%, Asia -4,7%).

Il virus passa dalle banche
Forse, proprio questa seconda fotografia esprime meglio lo stato d’animo dei mercati globali, sui quali da settimane, per spiegare la situazione, si utilizzano le espressioni “effetto domino” e “rischio contagio”. Il pericolo che la crisi valichi i confini del Vecchio continente, del resto, per gli analisti è reale. “Le banche, soprattutto quelle di grandi dimensioni, hanno forti relazioni fra loro, interessi importanti fuori dai loro confini nazionali e portafogli pieni di obbligazioni dei Paesi a rischio”, spiega una nota di Morningstar. “Se la situazione in Europa dovesse peggiorare, a subirne le conseguenze sarebbero tutti i mercati mondiali”. In mezzo a questa situazione, ogni singola macro regione deve fare i conti anche con situazioni interne che non spingono a rasserenare gli animi.

Gli Usa pensano ai posti di lavoro
Gli Stati Uniti sono ancora alle prese con una forte disoccupazione. Nei giorni scorsi sono stati pubblicati i dati sui nuovi posti di lavoro. Il tasso dei senza lavoro è sceso al 9,7% a maggio (9,9% ad aprile) e sono stati creati 431mila nuovi posti. I numeri hanno comunque deluso i mercati che si aspettavano un incremento di ben altre proporzioni (550mila). Questa voce viene ritenuta così importante che altri dati (come le spese per costruzioni, aumentate del 2,7% in aprile, il rialzo più marcato dall’agosto del 2000, e l’indice Ism manifatturiero sceso ma ancora sopra il livello di 50 che indica espansione) non sono bastati a rasserenare gli animi.

Il Vecchio continente studia i tagli
L’Europa, da cui questa nuova bufera si è scatenata, incrocia le dita e studia i dettagli dei piani di emergenza messi in campo dai diversi Paesi a rischio per ottenere il supporto di Ue e Fmi. Spagna e Portogallo hanno annunciato un progetto di risanamento dei conti che prevede di tagliare del 5% lo stipendio dei dipendenti pubblici più altre dure misure di risparmio. In Inghilterra il neo-governo conservatore (appoggiato dai Liberaldemocratici) ha annunciato un budget da “lacrime e sangue”. La Germania, intanto, ha dato il via libera al divieto di vendite allo scoperto su alcuni istituti finanziari tedeschi oltre che su alcuni prodotti speculativi.

In Asia la Cina dà il ritmo
A dettare il passo all’Asia, intanto, è ancora una volta la Cina con i suoi tentativi di frenare un’economia sempre a rischio di surriscaldamento. Manovre che peraltro sembrano funzionare.  L’indice ufficiale Pmi (indice dei direttori di acquisti) a maggio è sceso a 53,9 punti dai 55,7 di aprile, attestandosi però per il quindicesimo mese consecutivo sopra la soglia che divide la zona di espansione da quella di contrazione (50). L’indice aveva toccato il livello minimo a 38,8 punti a novembre 2008. Secondo i dati di Hsbc, il Pmi a maggio è sceso ai minimi da 11 mesi a 52,7 punti dai 55,2 di aprile. Nel frattempo, nel Paese del drago si stanno studiando misure per contenere la bolla immobiliare.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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