Il “Tesoro” impoverito

La crisi ridisegna il mercato dei titoli di Stato. Sono ancora il rifugio di un tempo?

Sara Silano 05/03/2009 | 16:28
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Sorpresa! Non tutto scende. I fondi obbligazionari breve termine in dollari hanno guadagnato il 10% in euro nei primi due mesi del 2009 e quelli governativi (sempre in divisa americana) sono saliti del 6,6%. Queste performance, però, valgono per gli investitori europei, che possono beneficiare dell’apprezzamento del biglietto verde rispetto alla moneta comunitaria. Un americano, infatti, avrebbe risultati di gran lunga inferiori e talvolta negativi.

I mercati dei titoli di Stato occidentali, e quello dei Treasury in particolare, che sono comunemente percepiti come sicuri, stanno subendo profondi cambiamenti a causa della crisi. Tutti i governi sono impegnati nel varo di piani di aiuto all’economia e al settore creditizio. Il Tesoro americano non può far altro che emettere titoli,

facendo aumentare il già abnorme debito pubblico, per far uscire il Paese dalla recessione (si parla di emissioni per un ammontare complessivo di 60 miliardi di dollari nelle prossime settimane). Secondo alcuni analisti, c’è il rischio di un eccesso di offerta, che fa aumentare le preoccupazioni degli investitori sulla solvibilità degli Stati Uniti.

Da gennaio, il Treasury decennale, che viene preso a riferimento dal mercato obbligazionario americano, è salito del 2,2% a fronte di un calo dei prezzi. Nello stesso tempo è cresciuto il costo della protezione contro eventuali perdite, il cosiddetto credit default swap. Inoltre, si è allargato il differenziale tra i titoli a due e dieci anni ad indicare che gli investitori chiedono un premio più alto per detenere Treasury a più lunga scadenza. Insomma, oggi il reddito fisso a stelle e strisce non è il porto sicuro che è stato fino a poco tempo fa, anche se la possibilità di un default è considerata dai più assai remota.

In Europa, dove la Banca centrale ha deciso oggi di tagliare i tassi di interesse di 50 punti base, il quadro è un po’ più articolato, perché la crisi dei mercati ha portato a un aumento dei differenziali di rendimento tra i titoli di Stati solidi come la Germania, l’Olanda e la Francia, e di quelli più indebitati come l’Italia e la Grecia. Per questi ultimi, i piani di aiuto governativi hanno una maggior incidenza, perché appesantiscono ulteriormente bilanci già fortemente in deficit. Inoltre, la maggior avversione al rischio fa sì che gli investitori chiedano premi più alti per comprare i titoli delle nazioni meno “virtuose”.

In Italia, la tentazione di rifugiarsi nei BoT (Buoni ordinari del Tesoro) è forte. Il prezzo da pagare per la sicurezza che offre l’emittente, però, è un rendimento scarno dal momento che i tassi di riferimento sono molto bassi. Se si scelgono titoli di Stato a medio-lunga scadenza, il livello di garanzia (basso rischio di default) rimane comunque elevato, tuttavia aumentano i rischi legati all’oscillazione del valore. Come spiega un report di JC&Associati, l’aumento delle future emissioni, per far fronte alle misure di sostegno all’economia, e la ripresa dell’inflazione, legata agli incentivi monetari di questi mesi, potrebbero spingere in alto il rendimento richiesto dagli investitori e deprimere di conseguenza i prezzi.

In conclusione, la ricerca di riparo nei titoli di Stato è diffusa, anche perché non esistono “luoghi” molto più sicuri. Ma chi desidera investire deve tenere in considerazione che il mercato sta subendo profondi cambiamenti a causa della crisi economica e creditizia. Inoltre, le Banche centrali occidentali stanno attuando una strategia molto espansiva in modo più sincronizzato che in passato e i tassi di interesse sono bassi ovunque e probabilmente lo rimarranno a lungo. Infine, i governi occidentali potrebbero trovarsi costretti a stampare moneta, per controbilanciare il calo del prezzo delle case e degli altri asset finanziari, con conseguenti rischi inflazionistici. Non è da sottovalutare neanche l’aspetto del cambio tra euro e dollaro. Come ha recentemente detto Paul Brain, gestore obbligazionario di Newton (BNY Mellon), “scegliere tra le principali valute al momento significa giocare d’azzardo”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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