Un anno da Toro per i listini internazionali

Le Borse mondiali archiviano il 2006 con un rialzo medio del 20%. Corrono i mercati emergenti, soprattutto latinoamericani ed europei, mentre frena il Giappone. Wall Street tocca nuovi record storici, ma la flessione del dollaro erode i guadagni dell’investitore in euro. Tra le due sponde dell’Oceano, l’Europa prosegue nella crescita, spinta dalle operazioni di M&A.

Maria Grazia Briganti 02/01/2007 | 18:35
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I mercati azionari mondiali archiviano il quarto anno di rally, mettendo a segno un guadagno medio che supera il 20% (indice Msci world free in dollari).

Ma è cinese il rendimento più alto registrato nel corso dell’ultimo anno. La Borsa di Shangai è salita del 120% in valuta locale, sostenuta dall’afflusso di capitali esteri e dai collocamenti record sul listino, come quello che ha portato alla quotazione di Icbc, la terza banca al mondo per capitalizzazione. Anche i principali listini asiatici hanno registrato andamenti a due cifre: dal 47% della Borsa indiana, al +34% messo a segno da Hong Kong, fino al 26,2% offerto da Singapore.

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/div> Storia diversa per il Giappone che, grazie al rally di dicembre, ha chiuso il 2006 con un +6,5%, bilancio che altrimenti sarebbe stato negativo. La Borsa di Tokyo, dopo il calo generalizzato dei listini internazionali dello scorso maggio, è rimasta al palo, perdendo il rally successivo e facendo crollare le illusioni di chi sperava nella ripresa economica e finanziaria del Paese.

L’anello debole dell’economia del Giappone restano i consumi interni e la dinamica dell’inflazione, che non accenna a salire. Per questo motivo, la Banca centrale giapponese, dopo un timido tentativo di aumentare i tassi di interesse per la prima volta in sei anni, ha dovuto sospendere qualunque intervento, lasciando il saggio di riferimento allo 0,25%. Non ha aiutato il listino la debolezza dello yen che si è deprezzato di circa il 12% nel corso dell’anno contro euro e dollaro.

La dinamica valutaria è stato un elemento chiave nel corso del 2006: il dollaro ha progressivamente perso posizioni nei confronti della divisa comunitaria, deprezzandosi del 10% e riducendo a zero i guadagni di un investitore europeo che ha investito sui mercati Usa, nonostante il Dow Jones sia salito del 16,5% e l’S&P 500 abbia messo a segno un rialzo superiore al 18%.

A dare impulso a Wall Street è stato in primo luogo il fronte societario, dove procede a passo sostenuto l’attività di finanza straordinaria e le operazioni di fusione e acquisizione, soprattutto ad opera dei fondi di private equity.

Secondo le stime, l’economia americana è cresciuta del 3,6% nel corso del 2006 e rallenterà il passo fermandosi al 2,6% nel 2007. In questa direzione, il differenziale di crescita con il Vecchio continente è destinato a diminuire, rendendo sempre meno allettante - oltre che complicato dal rapporto di cambio - l’investimento negli Usa.

La forza dell’euro ha rallentato la corsa delle Borse europee che, tuttavia, hanno registrato un guadagno che sfiora il 20% (Msci Europe negli ultimi 12 mesi). Regina dei listini europei è stata la piazza di Madrid, salita del 34,7%, seguita dall’Iseq di Dublino (+28%), mentre il Dax tedesco e il Cac 40 di Parigi hanno realizzato rispettivamente, un rialzo del 22 e del 17%. Londra è avanzata del 20%.

La moneta comune si è spinta fino a quota 1,33 contro il biglietto verde avvantaggiata dall’aumento dei tassi europei che il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha portato fino al 3,5%, a fronte di un andamento nella crescita dei prezzi che dovrebbe essere contenuto entro la forchetta del 2,1-2,3%. Anche per l’area euro, a fungere da motore della crescita dei listini sono state la necessità di trovare dimensioni efficienti e l’abbondante liquidità, che hanno finanziato l’attività di fusione e acquisizione tra le società.

Il Toro è proseguito anche nei mercati emergenti. Quelli dell’Est Europa archiviano il 2006 con un progresso pari al 28%. In testa ancora il mercato russo (+67% in valuta locale), sostenuto da un contesto macroeconomico in miglioramento e con il debito pubblico interno ed estero in diminuzione. Ma la sorpresa più rilevante è stato il balzo in avanti della Borsa polacca, che ha messo a segno un rialzo superiore al 25%, all’interno di un quadro economico interno molto favorevole.

L’inflazione in calo, la crescita delle esportazioni e degli investimenti, sono stati i principali driver dell’aumento del Prodotto interno lordo, che dovrebbe assestarsi nel 2006 al 5,5%. Solo la Turchia ha chiuso l’anno in rosso: l’indice della Borsa di Ankara è sceso del 3%, a causa delle tensioni governative con l’Unione europea, che ha momentaneamente congelato il processo di annessione per via del rifiuto turco di aprire le trattative diplomatiche con Cipro.

Nell’America Latina, la crescita economica ha supportato i listini locali, compreso quello venezuelano, che è stato trainato dalla rielezione del presidente Hugo Chavez. Il Brasile ha registrato un progresso del 33%, ma la migliore è stata la Borsa messicana, dove l’indice Bolsa ha guadagnato il 47%, sostenuto dalla crescita economica che nel 2006 dovrebbe attestarsi al 4,7% il tasso più alto dal 2000.

Ancora più forte il boom economico dell’Argentina, che secondo l’Istituto nazionale di statistica, registrerà nel 2006 un progresso dell’8,5%, grazie soprattutto all’espansione dei consumi privati favoriti dall’aumento dei salari e dalla discesa della disoccupazione, mentre gli investimenti in percentuale del Pil sono raddoppiati negli ultimi quattro anni.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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