Inizio d’anno poco brillante

A gennaio, i mercati emergenti hanno sovraperformato quelli mondiali con un’unica eccezione, l’America Latina. I timori di una crescita dei tassi di interesse statunitensi prima delle attese e l’inflazione pesano sul Brasile. Vola la Borsa messicana.

Fernando Luque 09/02/2004 | 17:44
Facebook Twitter LinkedIn
Il 2003 è stato un anno straordinario per i mercati azionari emergenti con l’indice Msci Emerging market che ha guadagnato il 51,6% (in dollari) contro il 30,8% dell’Msci World. Ha fatto ancora meglio l’Msci Latin America, salito del 67,1%.

Sono diverse le ragioni della sovraperformance. Prima di tutto, la regione ha beneficiato della ripresa statunitense, più di altri mercati emergenti. Secondo alcuni esperti, la debolezza del dollaro e la domanda di materie prime, soprattutto di ferro, da parte dell’Asia, ha portato vantaggi a Paesi come il Brasile.

Secondo, e ancor più importante, è il fattore psicologico. All’inizio del 2003

, alcuni gestori credevano nella ripresa della regione. Nel sondaggio European Fund Trend, condotto da Morningstar nel dicembre 2002, il sub continente era il meno favorito dai manager per via delle condizioni politiche ed economiche. L’Argentina aveva annunciato default e il Brasile aveva un nuovo presidente, Lula da Silva, che rappresentava una grande incertezza per la comunità finanziaria.

Curiosamente, nell’ultimo sondaggio Morningstar, il favore per la regione è aumentato. I gestori che ritengono sarà la migliore nei prossimi dodici mesi sono passati dal 7% di dicembre 2003 al 13% di gennaio 2004.

Brasile: timori inflazionistici

Il nuovo anno non è iniziato in modo positivo per i mercati dell’America Latina. L’indice regionale è salito solo dello 0,5% in gennaio, contro l’1,5% dell’Msci World e il 3,3% dei mercati emergenti. La principale causa è il Brasile: l’indice Msci Brazil è sceso del 4,5%.

L’ipotesi che la Federal Reserve americana aumenti i tassi di interesse prima delle attese degli analisti ha avuto un impatto negativo sul Brasile, in quanto la mossa renderebbe meno attraenti gli investimenti nel Paese latinoamericano (che dipende molto dal capitale estero).

Esiste un’altra causa della scarsa performance brasiliana. La Banca centrale è preoccupata per la crescita dell’inflazione, in parte dovuta alla sua politica dei tassi molto aggressiva. Per otto mesi i tassi sono scesi, arrivando all’attuale livello del 16,5%, il più basso degli ultimi due anni.

La Banca centrale brasiliana vuol ridurre l’inflazione al 5,5% quest’anno, contro il 9,3% della fine 2003. Molti analisti sono convinti che per raggiungere questo obiettivo dovrà temporaneamente sospendere la politica espansiva. Tale linea è confermata dalla decisione di lasciare i tassi invariati nella riunione del 21 gennaio, contrariamente alle attese. Il timore è che lo stop abbia un impatto negativo sulla ripresa economica. Nel terzo trimestre 2003, il Prodotto interno lordo è sceso dell’1,5%.

In ogni caso, gli analisti considerano il mercato ancora sottovalutato e ritengono offra buone opportunità agli investitori se confrontato con le regioni sviluppate. Morgan Stanley sostiene che l’attuale situazione di liquidità, bassa avversione al rischio e prezzi delle materie prime elevati permarrà per diversi mesi e il Brasile ne beneficerà largamente. Per quanto riguarda le valutazioni, gli analisti ritengono siano vicine alla media storica.

Messico: la prossima sorpresa?

Il Messico è stato il peggior mercato nel 2003 e ha chiuso in rialzo del 29,8%, sottoperformando l’indice Msci World. Secondo Mark Mobius, il guru dei mercati emergenti di Franklin Templeton, ciò è accaduto per le incertezze sulla competitività della sua economia (il Paese soffre la concorrenza della Cina) e nella lenta realizzazione delle riforme strutturali. Tuttavia, Mobius ritiene che il Messico potrebbe beneficiare dell’accelerazione nella crescita dei vicini Stati Uniti, principale partner commerciale.

L’ottimismo spiega la performance della Borsa messicana a gennaio, con l’indice Msci Mexico che ha guadagnato l’8,5%.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Fernando Luque

Fernando Luque  es el Senior Financial Editor de www.morningstar.es

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures