Gips, ovvero trasparenza nei fondi

Per Daniele Fano, responsabile Ufficio studi e progetti speciali per Pioneer global a.m. e presidente di Iipc, Italian investment performance committe, l’adozione di standard internazionali impedirà pratiche borderline per fondi e gestioni.

Germana Martano, 25/07/2002 | 11:21
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Mai come in questo momento gli investitori temono pratiche fraudolente che minano i loro risparmi. Se il mondo finanziario continua ad essere agitato da scandali societari, l’industria del risparmio gestito non è immune da pratiche al limite del lecito.

L’adozione dei Gips, i Global investment performance standard, serve proprio a prevenire nel mondo dei fondi quanto sta accadendo in questi giorni sui mercati finanziari, preda di “contabilità creative”. Anche se per i fondi di investimento esistono forti presidi di controllo, come in Italia la Consob e la Banca d’Italia, quello che i Gips impediscono è una presentazione ingannevole delle performance.

Per esempio?

Una delle pratiche adottate dall’industria per annacquare performance negative e farle sembrare migliori della concorrenza consiste nel chiudere fondi che performano male o nel nasconderne le performance, usando i fondi migliori come specchietto per le allodole nella costruzione delle performance complessive della casa.

Chi adotta i Gips non può farlo: l’adesione a questi standard, che per ora possono essere considerati alla stregua di un codice deontologico dell’industria, obbliga alla trasparenza e alla completezza di informazioni su tutta la gamma di prodotti, nonché alla standardizzazione nell’esposizione dei risultati, che consente di confrontare i prodotti con quelli della concorrenza.

L’adesione ai Gips al momento avviene su base volontaria. Che controllo c’è che la società non si faccia fregio di adottare gli standard e poi nella pratica non li segua?

Sul controllo il dibattito si è finalmente chiuso con la decisione che un ente lo presidi. E’ stata una battaglia dura, con gli Usa che chiedevano di basare tutta la costruzione sull’autoregolazione e l’Inghilterra che si è strenuamente battuta perché vi fossero delle verifiche di merito. Alla fine ha prevalso la linea inglese e dal 2005 sarà obbligatorio un verificatore esterno. Di fatto sin d’ora la maggior parte dei gestori europei che adottano i Gips, compresi gli italiani, e buona parte dei gestori Usa, si avvale già del verificatore.

Le tanto discusse società di revisione?

Partono con un vantaggio, ma non è detto che siano loro a fare da verificatori. Potranno allo stesso modo essere società specializzate nell’analisi delle performance a validare i risultati esposti.

In cosa si traduce l’adozione dei Gips da parte delle sgr per il risparmiatore finale?

Ne beneficia, anche se in misura indiretta. I Gips infatti sono nati per soddisfare le esigenze degli investitori istituzionali che necessitavano di standard per valutare e confrontare le diverse gestioni, a prescindere dalle commissioni, in maniera completa e secondo criteri assolutamente trasparenti. Consentono infatti di ricostruire le performance della gestione al lordo delle commissioni e di confrontare serie storiche di rendimenti omogenee. A tal fine vengono costruiti dei compositi, medie ponderate dei portafogli relative allo stesso benchmark, che forniscono la possibilità di confrontare team di gestione su singole aree di gestione, siano geografiche o settoriali o individuate in base agli stili di gestione. La conformità ai Gips comporta sempre l’adozione di una seria disciplina interna da parte della sgr che vi aderisce.

Cosa costa alla sgr diventare Gips compliant?

Se, come la maggior parte delle sgr già prevede, esiste una struttura interna che si occupa di analisi delle performance e controllo del rischio, il costo è soprattutto quello del software, che va a racchiudere la descrizione completa delle gestioni e relativi benchmark e performance nel tempo, all’incirca 200 mila euro. Se invece c’è anche da formare le persone che devono alimentare il sistema con i dati, allora i costi lievitano.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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