Turchia: rischio o opportunità?

Il listino azionario di Istanbul ha guadagnato quasi il 100% da inizio anno, ma il peggioramento del quadro macro e l’incertezza sui nuovi scenari politici fanno temere una brusca inversione di marcia.

Francesco Lavecchia 01/12/2022 | 09:35
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turchia

Cosa c’è dietro l’eccezionale performance del mercato azionario turco? Da inizio anno l’indice Morningstar Turkey ha guadagnato il 99,53% (in euro al 29/11/2022), sovraperformando largamente i listini dell’Europa emergente, sua regione di riferimento che nello stesso periodo ha ceduto il 66%, e i mercati globali nel loro complesso, come testimonia il -10,16% registrato dall’indice Morningstar Global Markets.

Figura 1

 

Cosa ha trainato il mercato turco?
Qualcuno potrebbe immaginare che la ragione dietro questo risultato sia la grande esposizione del mercato turco al settore energetico, che da inizio anno è cresciuto del 44% % (rendimento dell’indice Morningstar Global Energy in euro) e ha registrato la performance migliore tra i comparti economici, ma guardando alla composizione dell’indice Morningstar Turkey si nota come il peso degli energetici non raggiunga neanche il 5%, quasi la metà rispetto a quello che hanno sul benchmark dei mercati dell’Europa emergente.

Se invece analizziamo meglio i rendimenti dei titoli all’interno del paniere dell’indice Morningstar Turkey, ci accorgiamo che a spingere la Borsa di Istanbul sono stati i settori maggiormente sensibili al ciclo economico, come quello manifatturiero, dei beni di consumo, delle materie prime e dei servizi finanziari, che complessivamente pesano per oltre il 70% della capitalizzazione di mercato del benchmark e che nel periodo preso in considerazione hanno registrato guadagni compresi tra il 95% e il 118% (in euro).

Attenzione ai rischi
I dati del Pil turco evidenziano come nel 2021 l’economia del paese sia cresciuta dell’11,4% e che, nonostante il rallentamento registrato nel 2022, stia macinando tassi di crescita significativamente più elevati rispetto a quelli di paesi più sviluppati come quelli dell’area euro. Tuttavia, Mohsin Memon, Emerging Markets Fund Manager di Schroders, mette in guardia sulle ragioni che sono dietro l’exploit del mercato azionario turco: “La forte performance di quest'anno è stata trainata principalmente da fattori non fondamentali come l'elevata inflazione interna, che ora ha raggiunto quota 86% su base annua, a cui si è accompagnata una politica monetaria espansiva. La banca centrale, invece di raffreddare la corsa dell’indice dei prezzi, ha tagliato i tassi di interesse di 3,5 punti percentuali, da agosto scorso, portandoli a quota 10,5%.  A causa di tassi di interesse reali così negativi e di rendimenti governativi poco attraenti, gli investitori locali sono stati costretti a entrare nel mercato azionario per cercare di proteggere i propri risparmi dall'inflazione dilagante”.

La domanda, dunque, è se queste dinamiche siano destinate a cambiare nel breve periodo, e Andrew Rymer, Senior Strategist, Strategic Research Unit di Schroders, è pessimista sulle prospettive di breve periodo del paese: “Le politiche sotto la guida del presidente Erdogan sono da tempo tutt'altro che ortodosse. Secondo il governo, un tasso di cambio competitivo e tassi di interesse reali negativi avrebbero permesso di colmare il deficit delle partite correnti, incoraggiare gli investimenti diretti esteri e di riportare l'inflazione sotto controllo. Ma, complice anche l’aumento dei prezzi di gas e petrolio, di cui la Turchia è importatore netto, l'indebolimento della lira e il rallentamento della domanda mondiale, il deficit delle partite correnti è salito al 4,5% del Pil e l’inflazione è andata alle stelle”.

A un quadro economico di questo tipo si aggiunge anche la crescente incertezza politica. “A giugno del prossimo anno si terrano le elezioni presidenziali e, se non ci saranno importanti cambiamenti, queste fragilità sono destinate ad aumentare con ripercussioni negative anche sui fondamentali delle aziende”, aggiunge Rymer.

Le prospettive di lungo periodo
Dall’altra parte, però, non vanno dimenticate le prospettive di crescita di lungo periodo del paese. La Turchia ha dati demografici molto interessanti: nel 2021 la popolazione è crescita dello 0,8% (in Italia, la variazione è stata pari a -0,65%) e l’età media è attorno ai 30 anni, con oltre il 40% degli abitanti in età compresa tra i 18 e i 44 anni, numeri che fanno presagire ottime prospettive di crescita dei consumi interni. Inoltre, le esportazioni stanno diventando sempre più importanti per l’economia del paese.

Negli ultimi cinque anni, il peso dell’export sul Pil complessivo è aumentato di quasi 10 punti percentuali, dal 26% del 2017 al 35% del 2021 (fonte dati theGlobalEconomy.com), e la Turchia è ben posizionata per cavalcare la crescita dei mercati del Medio Oriente, come dimostra l’aumento del 25% nei primi nove mesi del 2022 (anno/anno) dell’export verso questi paesi.

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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