ETF, i migliori e i peggiori di marzo

Bitcoin, settore auto e palladio sono state le migliori scelte del mese. Male invece volatilità, equity turco e nickel.

Valerio Baselli 12/04/2021 | 09:56
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ETF

Secondo i dati Morningstar, a marzo, tra il miglior Exchange traded product (in termini di rendimento) e il peggiore ci sono oltre 43 punti percentuali (prendendo in considerazione quelli registrati alla vendita in Italia ed escludendo i replicanti strutturati, cioè a leva o inversi).

Questi strumenti, essendo prodotti puramente passivi, riflettono nei loro movimenti l’evoluzione dei mercati, senza che la performance venga distorta dalle scelte (buone o cattive) di un gestore attivo.

I Top
La Top 10 di gennaio dei fondi passivi quotati in Borsa, cioè gli Exchange traded products (ETP), vede in testa il WisdomTree Bitcoin ETC. Lo scorso 14 marzo, Bitcoin ha raggiunto il nuovo massimo storico a 60.743 dollari. Il suo prezzo è salito molto dopo che Tesla, guidata da Elon Musk, ha confermato l’8 febbraio 2021 di aver acquistato circa 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin, anticipando contemporaneamente la volontà di accettare la criptomoneta come pagamento per i propri prodotti in futuro (allo stesso tempo, tale mossa ha sollevato domande proprio sul comportamento di Elon Musk su Twitter, dopo alcuni suoi post molto positivi su Bitcoin che per alcuni erano dei consigli di acquisto neanche troppo mascherati).

Troviamo poi due replicanti (di Invesco e Lyxor) dell’indice STOXX Europe 600 Optimised Automobiles & Parts, il quale fornisce un’esposizione azionaria ai produttori di automobili e di componenti con sede in Europa. I primi tre titoli del benchmark - Daimler, Volkswagen e Stellantis - dominano il portafoglio, rappresentando il 55% del suo valore totale. Nonostante sia composto da aziende europee, l’indice tende a essere guidato dalle dinamiche del mercato globale poiché i maggiori componenti lavorano su scala internazionale. Il settore automobilistico è stato uno dei più colpiti dalla pandemia di Covid-19, ma in generale si prevede che l’industria possa recuperare almeno parte del terreno perduto nel 2021-2022.

Anche l’impennata del prezzo del palladio è collegata all'industria automobilistica. Il metallo è infatti utilizzato nei convertitori catalitici per ridurre le emissioni nocive e l'inasprimento delle normative ambientali sta costringendo i produttori di automobili a metterne di più in ogni veicolo.

ETF

E i Flop
Tra i replicanti che hanno sofferto di più, invece, troviamo al primo posto il fondo Lyxor S&P 500 VIX Futures Enhanced Roll UCITS ETF - C-EUR, replicante dello S&P 500 Vix Futures Enhanced Roll Total Return Index, un indice che è rappresentativo di una strategia basata sulla volatilità attesa del mercato azionario statunitense (a breve e medio termine). In particolare, fornisce esposizione, al rialzo o al ribasso, ai movimenti dei contratti future quotati sul mercato CBOE (Chicago Board Options Exchange) e relativi alla volatilità attesa dell’indice S&P 500. Il VIX, esploso nel marzo 2020, è sceso il mese scorso ai mimini da un anno a questa parte in attesa della campagna vaccinale di massa.

Anche gli ETF azionari Turchia hanno avuto un mese negativo. La Borsa di Istanbul e la lira turca sono scivolate drasticamente dopo che il 20 marzo il presidente Recep Tayyip Erdogan ha licenziato il capo della banca centrale del paese - il terzo cacciato in due anni - e rimosso dal suo incarico un vice governatore della stessa banca centrale, Murat Cetinkaya, 10 giorni dopo. Una mossa che ha aggiunto un ulteriore strato di incertezza sul futuro economico del paese e ha generato un’ondata di vendite tra gli investitori internazionali.  

“La fase peggiore della crisi da Covid-19 è probabilmente alle nostre spalle, ma le sfide economiche fondamentali per la Turchia non sono scomparse”, si legge in una nota a cura del Team Public Fixed Income di M&G Investments. “L’elevata inflazione, le importanti necessità di finanziamento in valuta estera in un quadro di scarse riserve valutarie, l’accresciuta quota di debito pubblico denominato in moneta estera e l’assenza di riforme strutturali hanno lasciato i mercati turchi alla mercè del sentiment globale degli investitori. La reazione fortemente negativa del mercato sottolinea la preoccupazione di questi ultimi: a meno che il nuovo Governatore non riesca in qualche modo a preservare una continuità politica, opzione che appare al momento improbabile, potremmo aspettarci ulteriore debolezza.”

L’analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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