Fondi sostenibili, no grazie. Quello che conta per me è solo il rendimento e non lo voglio sacrificare. Una bella trovata di marketing, ma nessuno me li propone. E poi costano troppo. Chi non ha sentito queste obiezioni almeno una volta negli ultimi anni? Magari sottovoce, per il timore di essere biasimati, ma sono piuttosto frequenti. E non solo tra i piccoli investitori.
Morningstar ha provato a smontare pezzo per pezzo i miti che circondano gli investimenti sostenibili.
Il mito delle cattive performance
E’ il più comune. Alla base c’è la convinzione che se tu limiti l’universo di investimento per ragioni non finanziarie, sei penalizzato nei risultati. Il “mito” trae origine dalle pratiche di esclusione, che sono state le prime strategie di investimento socialmente responsabile, ma oggi non sono più la tendenza prevalente. “Molti fondi usano ancora qualche forma di esclusione”, spiega Jon Hale, responsabile della ricerca sulla sostenibilità di Morningstar, “ma la maggior parte integra i criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nel processo di investimento e instaura un dialogo attivo con le aziende per promuovere uno sviluppo più sostenibile”.
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