Anche gli energetici possono essere sostenibili. Lo dimostrano, per esempio, Repsol e Total grazie a politiche efficaci nella gestione delle problematiche ambientali e delle relazioni con le comunità locali interessate dalla loro attività. Attualmente, i titoli sono scambiati sul mercato a tassi di sconto elevati e questo li rende interessanti idee di investimento per la costruzione di un portafoglio che tenga conto dei criteri ESG e che abbia un obiettivo di rendimento di lungo termine.
Repsol al top nel rating ESG
Repsol è un gruppo petrolifero integrato di medie dimensioni attivo in più di 50 paesi nel mondo e con ricavi provenienti in larga parte dalla vendita di greggio e prodotti raffinati. Le ultime scoperte di petrolio in Alaska hanno aumentato il peso del segmento upstream tanto da spingere il management a concentrare la strategia di crescita futura sui nuovi progetti di esplorazione e produzione di petrolio. Ma questo espone l’azienda ai rischi legati ai metodi di estrazione non convenzionali e a quelli nelle acque profonde, nonché alle problematiche relative alla gestione del rapporto con le comunità.
“A nostro avviso Repsol ha messo in piedi negli anni delle politiche ambientali efficaci e si è dimostrata in grado di gestire le emergenze. L’azienda, infatti, ha un trend positivo nella riduzione delle fuoriuscite di petrolio e negli ultimi tre anni non ha riportato alcuna sanzione ambientale. L’opposizione delle popolazioni residenti nei territori coinvolti può produrre ritardi o una lievitazione dei costi dei progetti, ma anche in questo caso Repsol ha dimostrato di avere programmi di coinvolgimento delle comunità molto efficaci e l’assenza di controversie di questo tipo ne è la prova. Sulla base di queste valutazioni assegniamo un rating ESG pari a 88 su 100”, dice Dana Sasarean, analista di Sustainalytics (report aggiornato al dicembre 2017).
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