Caccia al moat che non ti aspetti

Anche in settori dove il vantaggio competitivo è più difficile da ottenere ci sono società che, in qualche misura, riescono a crearlo e a mantenerlo. Un esempio è il comparto auto. 

Marco Caprotti 21/02/2018 | 09:34
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Il moat, a volte, si nasconde dove uno meno se lo aspetta. Un esempio è il settore auto. “In generale è un segmento altamente competitivo, che richiede grandi investimenti per la produzione, che può provocare forti rialzi o ribassi della profittabilità e la cui ciclicità può distruggere valore per anni”, spiega Richard Hilgert, Senior equity analyst di Morningstar. “Nonostante questo alcuni costruttori stanno inziando a mostrare la prova di un evidente e sostenibile vantaggio competitivo”.

Un segreto, che vale per il settore auto come per altri comparti, è la capacità di riuscire ad avere in maniera consistente rendimenti sul capitale investito superiori alla media del costo del capitale. Un fattore che, per restare alle quattroruote, riescono ad esprimere nomi come, ad esempio, BMW, Dongfeng, Ferrari e Tata Motors: tutti gruppi che, per 10 anni, sono riusciti ad avere ritorni superiori al 5% (vedi tabella sotto che comprende anche società non quotate).

Ritorni sul capitale investito nel settore auto

Ritorni sul capitale investito nel settore auto

Fonte: Morningstar

BMW e Ferrrari, nello specifico, hanno anche una forza particolare del marchio ed esprimono una capacità a livello di creazione e proprietà intellettuale che, insieme, fanno da supporto agli intangible asset, uno degli elementi di maggior vantaggio competitivo.

Effetti del protezionismo
Non è detto, comunque, che essere i numeri uno in un determinato mercato porti anche ad avere un Economic moat. Nel mondo dell’auto è il caso dei costruttori francesi che, in casa loro, hanno la quota maggiore di mercato ma non riescono a creare rendimenti sul capitale superiori alla media. Diverso è il caso di quei paesi dove ci sono politiche protezionistiche che favoriscono i produttori di casa e dove, in aggiunta, il costo del lavoro è basso. In questi casi, il vantaggio di costo è possibile ottenerlo e, nel caso dell’auto, lo sfruttano la indiana Tata e la cinese Dongfeng.

Il caso Ferrari
Spostandosi in Italia, fa storia a sè il caso di Ferrari: si tratta di un brand molto esclusivo che, per rinforzarsi, ha potuto contare anche sul suo palmares (e sull’eperienza tecnologica accumulata) in Formula Uno. Tanto che la società del Cavallino viene più spesso associata al settore del lusso che non a quello dell’auto. “Questo anche perché ha un controllo sui prezzi di vendita che pochi altri brand delle quattroruote possono permettersi”, dice l’analista. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Bayerische Motoren Werke AG105,05 EUR-1,41Rating
Dongfeng Motor Group Co Ltd Class H2,96 HKD-0,34
Ferrari NV413,81 USD-1,55Rating

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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