Investitori al bivio

Le Borse sono in fase ribassista e l’equity europeo è scambiato a tassi di sconto favorevoli. I fattori di rischio, però, sono molti e la volatilità del mercato resta alta. Ecco cosa sta muovendo i mercati.

Jocelyn Jovene 02/02/2016 | 14:30
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Il crollo dei mercati mette l’investitore davanti a un bivio: approfittare dei prezzi a sconto o scappare? I listini europei hanno iniziato il 2016 nel peggiore dei modi. L’Euro Stoxx 600 ha perso il 14% della sua capitalizzazione di mercato da fine novembre scorso, mentre se si prende come riferimento il punto più alto toccato negli ultimi 12 mesi (l’11 aprile scorso) le perdite accumulate ammontano al 20%, limite che indica che il mercato è in fase ribassista (bearish).

Il negativo andamento delle Borse e la loro elevata volatilità sono riconducibili a diversi fattori. Il primo è la caduta libera del prezzo del petrolio. La combinazione di un eccesso di offerta e di una contrazione della domanda mondiale hanno fatto calare le quotazioni del barile di circa il 60% producendo un forte sell off sui titoli del comparto energy e non solo. Le Borse, infatti, hanno scontato la paura per i riflessi che questo può avere sui paesi esportatori e sulla congiuntura globale.

Il fattore Cina
Il secondo fattore è rappresentato dal rallentamento dell’economia cinese. Il Pil del Dragone è cresciuto ai ritmi più bassi degli ultimi 15 anni e il comparto manifatturiero, da sempre il motore del paese, continua ad arrancare. L’indice Pmi di dicembre ha registrato una contrazione rispetto al mese precedente (per il quinto mese di fila come non succedeva dal 2009) toccando i minimi dagli ultimi tre anni . Tutto questo produce due risultati negativi per i paesi Occidentali: il calo delle esportazioni e una maggior spinta deflazionistica, dato che la Banca popolare cinese continua a svalutare lo yuan per guadagnare competitività.

Il terzo fattore è legato a una possibile frenata degli Stati Uniti. Le ultime trimestrali hanno fatto storcere il naso agli operatori. General Electric, da sempre considerata il barometro dell’economia americana, ha riportato un calo del 20% nel quarto trimestre e ha concluso il 2015 con una perdita per azione paria 0,61 dollari. Inoltre, la negativa congiuntura nei paesi emergenti e in Cina favorisce il deflusso dei capitali finanziari verso gli Usa (in cerca di rendimenti più elevati). Questo produce l’apprezzamento del dollaro nei confronti delle valute estere e danneggia l’export americano.

L'incertezza delle Banche centrali
Il rischio, alimentato dal comportamento delle Banche centrali che non spiegano con chiarezza le decisioni di politica monetaria, è che questi tre elementi possano generare una spinta deflazionistica che difficilmente potrà essere arginata, a meno che, come sta facendo la Bank of Japan, le autorità di politica monetaria non stampino moneta in maniera illimitata. 

 

Traduzione ed sintesi a cura di Francesco Lavecchia

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Jocelyn Jovene

Jocelyn Jovene  è Editor di Morningstar Francia

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