Orsi e Tori si azzuffano sul rame

Il metallo rosso, fortemente legato ai cicli economici globali, è ai minimi da sei anni. Il mercato si divide tra chi crede che sia un’opportunità di guadagno a lungo termine e chi, invece, suggerisce di andare short.

Valerio Baselli 17/08/2015 | 10:17
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L’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità, diceva Sir Winston Churchill. Da sempre il mondo si divide tra chi nella stessa situazione vede un rischio e chi invece una possibilità. La finanza, in questo senso, non fa eccezione. Ultimo oggetto dell’eterno dibattito è il metallo industriale per eccellenza: il rame.

Da sempre legato all’andamento economico, usato in diversi settori industriali, dall’elettronica alle conduzioni, dai generatori all’automobilistica, il metallo rosso sta vivendo una fase di caduta libera e continua a soffrire di alta volatilità. Le quotazioni hanno toccato i minimi da sei anni a questa parte, con una valutazione intorno ai 5.140 dollari a tonnellata sul mercato di Londra; un bel scivolone, se si considera che nel febbraio del 2011 si toccava il massimo storico a 10.180 dollari.

Attualmente, l’offerta supera la domanda. I grandi importatori di rame, su tutti Cina e Brasile, ne hanno sempre meno bisogno in quanto la loro economia reale sta vivendo una fase di contrazione (in Brasile si tratta di una vera e propria recessione). Gli investitori hanno liquidato le loro posizioni soprattutto sulla scia del rallentamento cinese, accertato fra l’altro dagli ultimi dati macroecononomici rilasciati dall’Ufficio nazionale di statistica, secondo cui la produzione industriale a luglio è cresciuta del 6% rispetto a 12 mesi fa, sotto le attese del mercato, mentre gli investimenti in capitale fisso, un indicatore fondamentale per la seconda economia mondiale, sono saliti dell’11,2% nei primi sette mesi, di nuovo sotto le attese.

Gli orsi
La congiuntura, dunque, non è delle più rosee. Gli analisti di Goldman Sachs hanno recentemente tagliato le loro stime per il rame, prevedendo una discesa verso i 4.500 dollari la tonnellata a fine 2016 e un ciclo ribassista che durerà fino al 2018. “Il rame è il metallo più esposto verso la combinazione di un dollaro forte, bassi costi energetici e una domanda cinese in discesa”, si legge nel report. “Nonostante i ribassi degli ultimi mesi, crediamo che il trend non sia finito”.

Deutsche Bank, dal canto suo, prevede possibili aumenti in posizioni “short” sul metallo, soprattutto a causa di un possibnile balzo nell’offerta nel corso del 2016, dovuto all’apertura già programmata di nuove miniere.

I tori
Eppure, non tutti hanno una visione così negativa. “Il sentiment sulle materie prime è molto negativo, ma non credo che ne rifletta davvero i fondamentali”, commenta Martin Arnold, analista di ETF Securities, in una nota. “Le scorte di rame sono ai massimi degli ultimi 18 mesi, tuttavia i maggiori produttori al mondo, cioè Freeport McMoRan, First Quantum and Antofagasta, prevedono di tagliare la loro produzione mentre lottano per rimanere profittabili. Restrizioni energetiche, progetti in ritardo e tagli di costi minacciano di limitare la fornitura. Crediamo che tutto ciò sia di sostegno al prezzo del metallo rosso”. Arnold si aspetta una ripresa già a partire dalla fine di quest’anno, in quanto l’eccesso di offerta non è così grande come alcuni credono e la domanda non così debole. E poi, nonostante una frenata, la Cina continua a crescere a un passo considerevole.

Proprio Pechino gioca, ancora una volta, un ruolo cruciale. L’iniezione di liquidità derivante dalla recente svalutazione dello yuan potrebbe infatti stimolare una serie di progetti infrastrutturali nella terra del Dragone e quindi provocare un conseguente rimbalzo dei metalli industriali.

Alla lista dei bull si aggiungono anche gli analisti di Barclays, che stimano un valore intorno ai 6.200 dollari alla tonnellata entro la fine del 2016, e Daniel Morgan di UBS, il quale però prevede un vero ritorno di fiamma a partire dal 2017.

L’offerta a Piazza Affari
Sul mercato ETF Plus di Borsa Italiana sono presenti sei strumenti per investire sul rame: l’Etfs Copper, l’Etfs Daily Hedged Copper, coperto dal rischio di cambio, l’Etfs Daily Leveraged Copper, che raddoppia la performance dell’indice su  base giornaliera, il Boost Copper 3x Leverage Daily ETP, che triplica la performance dell’indice su  base giornaliera, l’Etfs Daily Short Copper, che offre una replica inversa al benchamark sempre su base giornaliera, e infine il Boost Copper 3x Short Daily ETP, che triplica la performance inversa su base giornaliera. Senza dimenticare, per chi cerca più diversificazione, i replicanti di indici dedicati ai metalli industriali, in cui il rame pesa per circa il 30%.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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