Le regole del vantaggio

Morozov presenta l’approccio Morningstar all’investimento in azioni.

Francesco Lavecchia 13/11/2014 | 11:11
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Chi pensa che investire in Borsa sia come giocare al lotto sbaglia. Gli strumenti per selezionare titoli di valore esistono. Basta conoscerli e saperli usare nel modo opportuno. Lo strumento utilizzato da Morningstar, spiega Alex Morozov, CFA, responsabile per la ricerca europea sull’equity, in Italia per la MIC, è l’Economic moat (vantaggio competitivo), ovvero la capacità di un’azienda di mettersi al riparo dalla concorrenza e generare rendimenti del capitale superiori alla media in maniera sostenibile nel tempo.

Il “vantaggio” per l’investitore
Perché l’Economic moat è importante? Morningstar ha risposto alla domanda in un libro di recente pubblicazione dal titolo Why Moats Matter: The Morningstar Approach to Stock Investing, scritto da Heather Brilliant ed Elizabeth Collins. Un’azienda che ha un vantaggio competitivo è in grado di creare valore per l’azionista. Essa, infatti, riesce a ricavare un maggiore rendimento del capitale dai suoi investimenti, mostra una crescita più veloce degli utili e dei dividendi e tende ad avere flussi di cassa più alti e più facilmente prevedibili e un livello di rischio più contenuto. Il Moat, inoltre, non è solitamente incorporato nelle quotazioni di Borsa. Questo perché la sua importanza la si scopre nel lungo periodo e il mercato è solitamente miope nel valutare l’evoluzione futura di un settore.

Sono diversi i modi con cui una società riesce a costruirsi una posizione di vantaggio competitivo. In alcuni casi è legata alla capacità di produrre a bassi costi di produzione. In questo modo si ha la possibilità di offrire i prodotti e i servizi a prezzi competitivi guadagnando comunque un margine di profitto elevato.

Le fonti di Economic moat
Un buon esempio in questo caso è rappresentato da Wal-Mart, il più grande operatore al mondo nel settore della distribuzione. Grazie all’enorme quantitativo di ordini processato, l’azienda americana è in grado di ottenere dai fornitori prezzi più vantaggiosi rispetto ai competitor e questo spiega la sua maggiore redditività. Oracle, leader mondiale nel software per la gestione di database, sfrutta invece gli alti costi che i loro clienti sosterrebbero nel passare a un diverso fornitore (i cosiddetti costi di switch). Tali oneri sono rappresentati non solo dal tempo necessario a migrare dati da un nuovo sistema, ma anche dal rischio che questo comporta ed è per questo che i clienti di queste aziende sono disposti a pagare prezzi più alti.

In alcuni casi i beni e servizi non sono apprezzati per il loro valore intrinseco, ma in relazione al numero di persone che li usano. E’ quello che noi chiamiamo effetto network. Questo è il caso di aziende come TripAdvisor. Le sue entrate, che provengono per lo più da annunci pubblicati dai tour operator, sono fortemente influenzate dalla popolarità del portale. Tanto più gli utenti forniranno le loro raccomandazioni, tanto maggiori saranno le visualizzazioni da parte di coloro che vorranno leggere le recensioni, quindi più società pagheranno TripAdvisor per la loro pubblicità.

Quando la scala è efficiente
Alcune società, invece, possono contare su quelle che in finanza si chiamano “immobilizzazioni immateriali”: brevetti, diritti esclusivi di licenza, marchi. Lo sfruttamento di questi asset permette loro di garantirsi margini di profitto elevati in quanto i clienti sono disposti a pagare un extra-prezzo (nel caso di brand di valore) o perché hanno l’esclusiva sulla distribuzione di un determinato prodotto o servizio (brevetti). 

La quinta fonte di vantaggio competitivo deriva dal servire un mercato dalle dimensioni limitate. Se il segmento ha un numero limitato di aziende, quelle già presenti riescono a mantenere una elevata profittabilità, mentre i potenziali nuovi entranti sono scoraggiati dal fatto che il loro ingresso aumenterebbe la concorrenza al punto da azzerare i profitti per tutti.

 

 

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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