Fondi comportamentali a caccia dell’errore umano

Secondo una ricerca di Mps, i comparti gestiti in base agli assiomi della behavioral finance assicurano un rapporto rischio-rendimento migliore. Occhio però alla stagionalità.

Valerio Baselli 07/05/2014 | 14:40
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I fondi di investimento che dichiarano di applicare la finanza comportamentale nelle loro strategie di investimento hanno conquistato molta popolarità in questi ultimi anni divenendo un ottimo strumento di marketing per diverse società di gestione del risparmio. Al di là dell’appeal che l’argomento può suscitare, questa strategia si è dimostrata efficace anche nella pratica. Monte dei Paschi di Siena ha infatti presentato la settimana scorsa una ricerca dedicata proprio a questo specifico tipo di fondi, in occasione di un seminario sulla finanza comportamentale, tenutosi presso la Certosa di Pontignano.

La psicologia come arma d’investimento
La behavioral finance è una disciplina che si trova sulla linea di confine tra la finanza e la psicologia. Più nello specifico, è un campo di studio che applica la ricerca scientifica della psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni finanziarie e come queste si riflettono nei prezzi di mercato e nell’allocazione delle risorse. Si interessa della razionalità, o meglio della sua mancanza, da parte degli agenti economici.

In pratica, i gestori che usano le teorie di finanza comportamentale nelle loro strategie di investimento basano le loro assunzioni sulla convinzione che gli investitori non sono sempre guidati da principi pienamente razionali che li dovrebbero spingere a massimizzazione i loro ritorni. In molti casi gli investitori sono guidati da schemi mentali che li portano a commettere delle anomalie che sono in totale contraddizione con la teoria dei mercati efficienti.

I soggetti economici, in sostanza, sono esposti a errori cognitivi che influenzano il loro processo di scelta e il loro processo di gestione ed elaborazione delle informazioni. Sono molti gli schemi mentali analizzati dalla letteratura scientifica e le “regolarità non razionali” di mercato guidate da queste anomalie. Per leggere le principali trappole mentali a cui gli investitori sono esposti, clicca qui.

L’analisi dei fondi comportamentali
Gli autori della ricerca (Alessandro Santoni e Paolo Ceccherini) hanno lavorato su un campione di 16 fondi d’investimento appartenenti a otto case di gestione, per ciascuna delle quali sono stati selezionati un fondo comportamentale e un fondo tradizionale. I comparti selezionati investono tutti in azioni statunitensi.

Lo studio evidenzia i diversi modi di gestire i fondi behavioral: in alcuni casi il catalizzatore principale sono le notizie, soprattutto quelle inerenti ai risultati di gestione, magari inaspettate (per leggere come le news influenzano i mercati, clicca qui). In altre occasioni, invece, l’approccio è molto contrarian: si cercano società che abbiano sottoperformato nel passato recente.

Rapporto rischio-rendimento più elevato
L’analisi sulle performance ha evidenziato come i fondi comportamentali abbiano prodotto migliori rendimenti rispetto a quelli tradizionali (dal 2004 al 2012, vedi grafico). 


Fonte: Mps

Nello specifico, la ricerca fa vedere come, oltre al rendimento migliore, i fondi comportamentali abbiano ottenute una deviazione standard, quindi una volatilità, praticamente uguale a quelli tradizionale, il che rende il rapporto rischio-rendimento migliore.

Effetto stagionalità
Un risultato interessante riguarda la stagionalità di questi fondi. La letteratura specializzata afferma che i fondi comportamentali tendono mediamente a performare meglio nei mesi di gennaio, maggio e dicembre rispetto ai comparti tradizionali. Gli analisti di Mps hanno quindi voluto verificare se il campione preso in esame ricalcasse la stessa tendenza. In effetti, la ricerca ha dimostrato che i comparti behavioral hanno davvero superato quelli classici in questi tre mesi, con una percentuale che va dal 63% al 75% dei casi. Anche in confronto al benchmark, in questo caso lo S&P 500, i fondi comportamentali hanno dimostrato una particolare sovraperformance in quei mesi.

Questa tematica verrà ripresa anche nel corso dell'ITForum 2014, che si terrà a Rimini il prossimo 22 e 23 maggio, durante un incontro nell'area educational di Morningstar, tenuto da Giovanni Fulci, FRM, Financial risk manager, Banca MPS. Clicca qui per visionare il programma completo.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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