I replicanti riprendono fiato

Sulla scia dei timori legati alla fine del Qe, giugno si chiude per gli Etp con deflussi netti pari a 8,2 miliardi di dollari. Non succedeva da tre anni e mezzo. 

Valerio Baselli 12/07/2013 | 21:05
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Fino a qui era stato un anno record. I cinque mesi più prolifici di sempre in termini di raccolta. Forse, è anche per questo che gli Etp (Exchange traded product, acronimo che racchiude Etf, Etc ed Etn) hanno il fiato corto. Nel mese di giugno, infatti, i replicanti hanno registrato a livello globale 8,2 miliardi di dollari di riscatti netti. Per trovare un’altra raccolta mensile negativa nel mondo degli Etp (Exchange traded product, acronimo che racchiude Etf, Etc ed Etn), occorre tornare indietro  fino a novembre 2011, quando si registrarono deflussi per 100 milioni di dollari, una cifra comunque molto bassa. Per incontrare un risultato simile a quello del mese scorso, invece, si deve arrivare fino al gennaio 2010, in cui gli Etp persero 13,4 miliardi. Anche il patrimonio in gestione è leggermente diminuito (2.036 miliardi dai 2.123 del 31 maggio). A dirlo è il consueto report ETF Landscape – Industry Highlights, pubblicato dal BlackRock Investment Institute.

Bernanke spaventa gli investitori
È da qualche tempo che Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, contempla la seria possibilità di una frenata al Quantitative easing, il programma di acquisto di titoli di Stato. “L’attuale politica monetaria della Fed è straordinaria e come tale deve essere percepita”, ha recentemente dichiarato. Come a dire che il Qe non durerà in eterno, ma si baserà sui dati macroeconomici man mano che usciranno. Secondo gli analisti di BlackRock, gli investitori, forse per la prima volta, hanno compreso che la Banca centrale Usa non scherza sull’exit strategy e questo ha portato a un riposizionamento generale delle asset class possedute in portafoglio, nella maggior parte dei casi attraverso l’utilizzo di Etp, che infatti hanno contato nel mese di giugno il 31% del volume di trading negli Stati Uniti, decisamente superiore al 20% solito.

Se si pensa che gli Usa rappresentano il 71% del mercato mondiale degli Etp, è facilmente intuibile quanto i movimenti americani influenzino poi le statistiche mondiali. A livello di macro regioni, i replicanti hanno registrato 12,3 miliardi di dollari di riscatti netti negli Stati Uniti e 2,3 miliardi di deflussi in Europa, oltre ai 300 milioni persi  in America Latina. La raccolta netta è stata invece positiva in Asia (5,1 miliardi)  e in Canada (1,5 miliardi).

Il bond piace a breve termine
Una delle conseguenze più evidenti della forte incertezza sulla vita residua del Qe americano, è che gli investitori si allontanano sempre di più dai bond a lunga scadenza, i quali segnano globalmente 13,5 miliardi di dollari di deflussi; cresce invece l’interesse per i replicanti obbligazionari a breve termine, i quali raccolgono 5,5 miliardi. È comunque la prima volta da dicembre 2010 che i prodotti a reddito fisso nel loro insieme registrano riscatti netti.

Fuga da emergenti e oro
Gli Etp dedicati all’equity emergente registrano nel mese 6,6 miliardi di uscite nette, segnando così il quinto risultato negativo consecutivo. Stessa sorte per i prodotti auriferi, da sei mesi in rosso, che lasciano per strada 4,1 miliardi. Bene invece l’azionario sviluppato, che attira in giugno 11,8 miliardi netti.

Secondo lo studio, i primi tre replicanti per flussi in entrata a livello globale da inizio anno sono: Wisdom Tree Japan Hedged Equity Fund, iShares Msci Japan e Daiwa Etf Topix. I primi tre per deflussi da inizio anno, invece, sono: SPDR GoldiShares Msci Emerging Markets e iShares Barclays TIPS Bond

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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