Donne ai posti di comando

La legge Golfo-Mosca impone le quote rosa nei consigli di amministrazione. Dal mondo della gestione degli investimenti arriva un elenco di eccellenze al femminile.

Sara Silano 18/04/2013 | 12:54
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“Donne per il consiglio di amministrazione, cercasi”. Investitori istituzionali e soci di minoranza sono alla ricerca di figure femminili da inserire nei board dei quali sono soci e anche le aziende si stanno attrezzando per adempiere agli obblighi previsti dalla legge 120/2011 Golfo-Mosca, già ribattezzata delle quote rosa.

Signori, si cambia
La normativa prevede che gli organi sociali delle società quotate in scadenza dal 12 agosto 2012 debbano essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri alle donne. Entro il 2022, dovranno rappresentare almeno un terzo.  

L’obiettivo è quello di rimuovere gli ostacoli che finora hanno limitato l’accesso del genere femminile ai ruoli di comando e superare le discriminazioni di genere, candidando alle cariche sociali le figure più competenti, indipendentemente dal fatto che siano uomini o donne.

Chi ha i numeri
Come selezionare queste figure? Una risposta è venuta recentemente dal Cfa Society Italy, l’associazione affiliata al Cfa Institute, formata da professionisti degli investimenti certificati, che hanno concluso con successo il programma di formazione ottenendo il Cfa charter, un vero e proprio biglietto da visita che garantisce i più alti standard di rigorosità nell’analisi finanziaria e di eticità nei comportamenti. In una pubblicazione, ha proposto 39 associate con curriculum di eccellenza e le competenze per sedere nei posti di comando.

Più che i loro nomi, contano le esperienze nel campo della gestione di portafogli di investimento, delle analisi di mercato e delle aziende, della misurazione dei rischi. Molte sono responsabili degli investimenti in società di asset management, altre consulenti su grandi patrimoni, altre ancora economiste e trader. La loro carriera è spesso internazionale, così come il percorso di studi.

Un'altra iniziativa è stata promossa dalla Professional women association di Milano e si chiama “Ready for board women”. Si tratta di una lista di donne qualificate per ricoprire incarichi nei consigli di amministrazione, selezionate secondo criteri rigorosi di meritocrazia, esperienza professionale ed internazionale, individuati in collaborazione con l’Osservatorio sul diversity management della Sda Bocconi.

Una marcia in più
Si stima che entro il 2015, le donne che dovranno sedere nei consigli di amministrazione delle società quotate saranno circa 700 a cui se ne aggiungono 200 nei collegi sindacali. La legge impone dei cambiamenti negli statuti, che si tradurrà anche in nuove politiche di governo delle aziende, rompendo tradizioni consolidate.

L’Italia vive una vera e propria contraddizione: ha una delle più basse percentuali di occupazione femminile tra i paesi dell’Unione europea, il 46,9% contro una media del 58,2%. Tuttavia, come si legge in un recente rapporto di Axa, le donne rappresentano un “bacino di risorse inutilizzate”, mentre “oggi per vincere la competizione globale della crescita serve un vivaio di capitale umano in cui le donne devono essere protagoniste, anche per l’eccellenza che esprimono nei percorsi di formazione”. Esse oggi studiano più degli uomini (Ocse, 2010): tra le 25-34enni, le laureate sono il 25% contro il 16% degli uomini, rappresentando il 57% degli iscritti e il 59% dei laureati di primo livello. Inoltre, è donna il 33% dei laureati in ingegneria, dato tra i più alti tra i paesi Ocse; più della metà dei dottorati sono assegnati a studentesse (52%).

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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