Un 2012 fra rischi e rendimenti

Il rallentamento dei paesi sviluppati e la crisi del debito in Europa hanno condizionato le strategie degli investitori. Ma l'equity ha regalato qualche soddisfazione. 

Marco Caprotti 03/01/2013 | 10:40
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Prima Francoforte, ultima Madrid. E’ questa, in estrema sintesi, la classifica 2012 delle principali Borse mondiali che ha visto Piazza Affari e Londra mettere a segno dei rialzi in linea con Wall Street, mentre i mercati asiatici hanno corso più degli altri continenti. In generale l’indice Msci World nel 2012 (calcolato in euro) è salito poco oltre il 14%, contro il -2,4% fatto segnare l’anno precedente.

I principali fattori che hanno inciso sul sentiment degli operatori, tuttavia, rispetto all’anno precedente non sono cambiati: rallentamento della crescita dei paesi sviluppati e crisi del debito sovrano. Il perdurare di queste condizioni e la scarsa capacità della politica ad affrontare le emergenze, tuttavia, hanno fatto aumentare il livello di preoccupazione.

In questo contesto le autorità monetarie hanno adottato un tono decisamente accomodante e questo ha spinto gli operatori a comprare. La Federal Reserve ha annunciato la propria intenzione di mantenere i tassi su livelli ridotti per altri due anni, mentre il Comitato per la politica monetaria della Bank of England ha votato all’unanimità a favore del mantenimento dell’attuale tasso dello 0,5%. D’altro canto, si sono intensificati i dubbi circa la capacità delle autorità dell’Eurozona di risolvere il problema del debito sovrano nei paesi membri. Gli interventi della Bce, che ha tenuto il costo del denaro ai minimi e ha promesso di fare tutto il possibile per tenere unita Eurolandia, nel secondo semestre hanno fatto poi tornare un po’ di ottimismo sulle sorti della regione.

I listini
Andando nel dettaglio dei principali panieri, il Dax di Francoforte ha guadagnato oltre il 29%, facendo meglio di tutti a livello mondiale e sottolineando come gli asset tedeschi siano considerati ancora i più sicuri nonostante alcuni colpi a vuoto tirati dalla prima economia di Eurolandia. L’unico segno meno è spuntato, invece, davanti all’Ibex di Madrid che ha perso il 5,2%. A Milano il Ftse Mib ha guadagnato l’8%, facendo meglio di Londra (+6,38%) e il Dow Jones di New York (+6,65%). A correre a Wall Street sono stati invece gli indici S&P 500 (+12,2%) e il tecnologico Nasdaq (+12,2%). Parigi ha fatto un +14,6%, Amsterdam un +9,5%, Stoccolma un +11,8% e Zurigo un +15,2%. Da segnalare infine la performance di Atene nell’anno della grande crisi. I listini greci hanno chiuso totalizzando un rialzo del 16,7% con il paniere dei titoli a maggiore capitalizzazione che ha realizzato addirittura +32,4%. Con un altro ritmo hanno viaggiato invece i mercati del Far East. Tokyo e Hong Kong hanno chiuso il 2012 con un testa a testa a cifra doppia: +22,9 per entrambe. 

Per quanto riguarda Milano, il dato è in netta controtendenza rispetto agli ultimi due anni: nel 2011 l’indice delle società a maggiore capitalizzazione aveva lasciato sul terreno il 25% e nel 2010 il 12%. Per quanto riguarda il 2013, secondo gli operatori bisogna fare una distinzione fra Europa e Stati Uniti. “Per quanto riguarda il Vecchio continente siamo diventati un po’ più ottimisti, spiega il capo economista di Schroders, Keith Wade, in una intervista a Morningstar. “L’impegno preso dai politici e dalla Bce a tenere unita l’euro implica che la Grecia non lascerà l’area della moneta unica. Problemi, semmai, potremo vederli nel 2014 quando Atene dovrà aver raggiunto un surplus nel bilancio primario, ma per quanto riguarda il 2013 dovremmo assistere a un periodo di relativa calma che farà bene alle aziende e agli investitori”. Diversa la questione per gli Usa. “Il 2013 potrebbe essere un po’ deludente”, continua Wade. “Gli operatori stanno alzando le loro stime ma potrebbe essere prematuro. La politica fiscale restrittiva si mangerà l’1% del Pil o forse di più. Quello che abbiamo imparato nel 2012 è che questi periodi di rigidità oggi hanno un impatto maggiore sulla crescita di quanto accadeva in passato”.

Occhio ai bond
Per quanto riguarda il mercato internazionale del reddito fisso, il segmento è stato contraddistinto da una forte avversione al rischio a causa della forte volatilità che ha caratterizzato i mercati. Nonostante l’azione di supporto alle obbligazioni italiane e spagnole promossa dalla Banca centrale europea il processo di rafforzamento dei poteri dello “Strumento di stabilità finanziaria per l’Europa” (Efsf) e del “Meccanismo europeo di stabilità” (Esm) di intervenire in futuro è incerto, oltre ad essere complicato da difficoltà politiche. Le obbligazioni corporate, anch’esse sensibili all’andamento dei tassi, hanno tratto vantaggio, anche se i guadagni sono stati messi in secondo piano dalla minore propensione al rischio creditizio degli investitori.

“Il mercato obbligazionario corporate ha registrato buoni guadagni nel 2012 e non sembra essere entrato in una fase di bolla speculativa”, spiega Dave Sekera, analista del mercato dei bond di Morningstar. “In generale, nel segmento dei bond potremmo avere brutte sorprese se ci dovesse essere un rialzo improvviso dei tassi di interesse. Gli altri elementi da tenere d’occhio sono una recessione più lunga del previsto nella zona euro, un peggioramento della crisi del debito nei paesi periferici del Vecchio continente o il passaggio della Cina da una fase di espansione a una di contrazione (il cosiddetto hard landing, Ndr). 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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