Giappone, lo stimolo funziona

I piani anticrisi cominciano a dare risultati e la Borsa sale. Attesa per le elezioni.

Marco Caprotti 23/06/2009 | 11:29
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Il Giappone prova a fidarsi delle voci che danno una ripresa dei mercati mondiali in vista per il 2010. L’indice Msci del Sol levante nell’ultimo mese (fino al 23 giugno e calcolato in euro) ha guadagnato il 4,2%. Merito, secondo il Fondo monetario internazionale e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dei piani di stimolo messi in campo dal Paese asiatico da quando è iniziata la crisi.

In tutto si tratta dell’equivalente di circa 557 miliardi di euro, spesi per fornire un po’ di ossigeno a imprese a famiglie, ma anche per dare una mano agli altri Paesi dell’area che per il Giappone rappresentano un mercato interessante per le esportazioni e per la fornitura di materie prime. Le vendite di apparecchi elettronici made in Japan, negli ultimi 30 giorni

secondo la società di marketing Gfk Service sono salite del 18%. Il colosso dell’acciaio Nippon Steel ha annunciato di utilizzare la sua principale fornace al 60% rispetto al 50% precedentemente stimato. In generale, le imprese giapponesi hanno aumentato la produzione a un tasso che non si vedeva da 56 anni, mentre i fallimenti sono arrivati al livello minimo degli ultimi 11 mesi. “La risposta giapponese alla crisi va valutata nel lungo termine”, spiega uno studio della società di consulenza Oxford Analytica. “Alcuni investimenti sono stati fatti per rispondere alle problematiche ambientali, mentre altri sono stati utilizzati per migliorare le infrastrutture”.

Un punto interrogativo, secondo gli analisti, riguarda le elezioni politiche per la Camera bassa (praticamente la nostra Camera dei deputati) che si terranno il 10 settembre. “In quell’occasione dovrà uscire una maggioranza che si dimostri in grado di affrontare questioni con un’ottica di lungo termine: dall’aumento dei consumi nazionali alla riforma fiscale passando per un ammodernamento dell’intero sistema sociale”, continua il report. “Se ci dovesse essere un cambiamento politico radicale, con una vittoria del Partito democratico (che già controlla il senato, ndr) rispetto all’attuale maggioranza liberal-democratica, potrebbe esserci anche un cambio di orientamento in materia economica, con una maggiore attenzione all’Asia – e alla Cina in particolare - rispetto agli Stati Uniti. Non si tratterebbe necessariamente di una cattiva notizia, perché ridurrebbe la dipendenza del Paese da un mercato maturo come quello Usa”.

Qualche segnale in questo senso si inizia a vedere. Le vendite della Nissan nel Paese del drago, in un mese sono cresciute del 37%. Nel frattempo c’è attesa per la pubblicazione, settimana prossima, dell’indice Tankan (che misura la fiducia delle maggiori imprese del Paese) da parte della Banca del Giappone. Secondo un panel di analisti interpellati da Bloomberg l’indicatore potrebbe passare dal -58 registrato a marzo (minimo da record) a -43. Se la previsione verrà rispettata, spiegano gli operatori, significa che il peggio per il Sol levante è alle spalle.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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