Ritorno in occidente per i gestori

Europa e Stati Uniti raccolgono più consensi dell'Asia. Le azioni sono preferite alle obbligazioni. Fund manager divisi sulle future mosse della Bce.

Sara Silano 16/12/2010 | 14:43
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Tra azioni e obbligazioni, la preferenza dei gestori per il primo semestre del 2011 va all’equity. Secondo l’ultimo sondaggio, condotto da Morningstar tra le principali case di investimento italiane ed estere, le aree su cui c’è maggior ottimismo sono gli Stati Uniti e l’Europa, seguiti dall’Asia e, fanalino di coda, il Giappone. Rispetto al Vecchio continente, l’Italia raccoglie meno consensi.

Sul fronte macro-economico, potrebbe esserci un rallentamento nella prima parte dell’anno e poi una nuova accelerazione. I Paesi del G-7 potrebbero essere protagonisti di una progressiva ripresa, mentre quelli emergenti continuano a presentare buone prospettive.

Europa, ancora rischio sovrano
Per l’82% dei gestori, le Borse europee cresceranno nei prossimi sei mesi. In particolare, la discesa che si è registrata a novembre ha creato alcune opportunità di acquisto perché sono state sacrificate molte società, anche tra le più solide. Più in generale, alcuni fund manager sono convinti che l’area sia penalizzata da un eccessivo pessimismo. Tuttavia, nel 2011 Eurolandia continuerà a fare i conti con il debito sovrano dei Paesi periferici. Il salvataggio dell’Irlanda è stato accolto in modo contrastato dagli investitori, i quali hanno dato fiducia a Dublino, interpretando gli aiuti come ristrutturazione dello stato debitorio più che come risanamento dopo gli sperperi (a differenza della Grecia). Allo stesso tempo, però, gli operatori temono che il piano possa indurre altri Stati in difficoltà a ritardare i provvedimenti impopolari di taglio delle spese, potendo comunque contare sull’aiuto esterno. 

Segnali di ripresa negli Stati Uniti
La Borsa americana raccoglie la stessa percentuale di consensi dell’Europa. Oltreoceano, però, l’accento viene messo sui segnali di ripresa economica che si sono manifestati a novembre. Il dato sul Prodotto interno lordo nel terzo trimestre è stato rivisto al rialzo dal 2 al 2,5%. Sono state incoraggianti le rilevazioni sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale. Le valutazioni dei titoli sono considerate dai più attraenti e la decisione della Federal Reserve di inondare il mercato con la liquidità, attraverso la politica di allentamento monetario, supporta Wall Street. L’unico aspetto critico rimane l’elevata disoccupazione, che penalizza i consumi.

Nubi grigie su Tokyo
La Borsa nipponica è quella che continua ad avere meno consensi. Il 58,8% dei gestori prevede un rialzo nei prossimi sei mesi, contro il 23% che si attende una discesa dei corsi. Il Sol levante soffre da tempo la forza dello yen nei confronti del dollaro e dell’euro, che penalizza le esportazioni. Nelle ultime settimane sono emersi segnali di forza, riconducibili allo sviluppo dell’area asiatica che fa da traino, ma la strada per il Giappone appare ancora in salita, perché il quadro interno resta critico. 

Asia cara
Le Borse asiatiche ricevono meno consensi rispetto all’occidente (76,5%), perché i gestori riconoscono che le valutazioni dei titoli non sono più a buon mercato. I flussi di capitali verso la regione sono ancora abbondanti, grazie soprattutto agli Exchange traded fund (Etf), ma potrebbe esserci un periodo di consolidamento delle quotazioni. Dal punto di vista macro-economico, invece, pochi hanno dubbi sul proseguimento del trend di crescita, trainato dalla Cina e dall’India.

Governativi, occhio alle banche centrali
Le previsioni dei gestori sulle future mosse della Banca centrale europea non sono univoche. Secondo alcuni i tassi rimarranno bassi ancora per molti mesi, secondo altri la normalizzazione potrebbe avvenire prima del previsto. Da un lato pesa la debolezza della ripresa e il rischio sul debito sovrano; dall’altro i fund manager mettono l’accento sul fatto che tali problemi rimarranno confinati in pochi Paesi periferici. Negli Stati Uniti, il quantitative easing rende difficili le previsioni; tuttavia i titoli governativi, dopo i recenti minimi, potrebbero registrare un rialzo dei rendimenti. Per la maggior parte dei gestori, i prezzi sono destinati a scendere sia in Europa sia negli Usa.

Euro e dollaro
Per il 64,7% dei gestori il rapporto di cambio tra euro e dollaro rimarrà invariato attorno agli attuali livelli nei prossimi sei mesi. La politica americana di allentamento monetario dovrebbe favorire un rafforzamento della divisa comunitaria, ma quest’ultima è penalizzata dal rischio sul debito sovrano. Per Albemarle asset management, le oscillazioni tra le due divise rimarranno in un range ampio e compreso tra 1,20 e 1,45 dollari per un euro.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 3 e il 12 dicembre, 17 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’85% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Albemarle Asset Management, Aletti Gestielle, Banca Profilo, Eurizon Capital Sgr, Fideuram Sgr, ING Im, Investitori Sgr, M&G Investments, Nemesis, Norvega Sgr, Pioneer Im,, Swisscanto, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle, Total Return, UFG-Lfp, VG.SA.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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