Come Obama cambierà pelle alle banche

La riforma finanziaria voluta dal presidente Usa costringerà molti istituti a tornare all'attività tradizionale. E i dividendi saliranno.

Marco Caprotti 16/06/2010 | 16:31
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Dividendi e strategie. Sono questi i due punti chiave su cui influirà la grande riforma della finanza proposta dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. La legge, ora in discussione al Senato, dovrà essere adattata a quella approvata dal Parlamento a dicembre dell’anno scorso per poi essere firmata entro il 4 luglio. Le linee guida, tuttavia, sono già definite. Gli istituti di credito non potranno utilizzare i soldi che hanno in deposito per fare operazioni di trading. A sorvegliare che ciò non avvenga sarà istituito uno speciale dipartimento a protezione dei clienti che dovrà anche vigilare sui prodotti speculativi che vengono proposti ai correntisti. Il governo potrà intervenire per decidere le sorti degli istituti più grandi che, eventualmente, dovessero essere sull’orlo del fallimento.

C’è chi torna alla tradizione
Il fattore tempo è decisivo. L’inquilino della Casa bianca, che ha definito la sua proposta “la più grande riforma di Wall Street dopo quella seguita alla Grande depressione”, ha già avvertito che la lobby della banche utilizzerà ogni giorno utile per cercare di mettere i bastoni fra le ruote al provvedimento. “Gli effetti che la legge avrà sull’industria dipenderanno molto dagli atteggiamenti che le banche intendono adottare”, spiega uno studio di Josh Peters, analista di Morningstar. “Prendiamo il caso di Wells Fargo, un titolo che gli investitori compravano perché dava buoni dividendi. A seguito della crisi ha praticamente azzerato la cedola. Ora versa ai soci 20 centesimi. Nel frattempo ha cambiato pelle. Da banca che faceva investimenti anche azzardati, è tornata ad occuparsi prevalentemente di conti correnti e di prestiti e i conti ne stanno beneficiando. Insomma, sta dimostrando che si può fare il mestiere tradizionale dell’istituto di credito e creare profitti. E non è escluso che entro la fine dell’anno alzi il dividendo”.

Maglie strette per tutti
Ma essere una banca tradizionale, non eviterà a questi player di essere toccati dalla riforma. Nel testo, ad esempio, sono previsti regolamenti per le commissioni sulle carte Atm (Automatic teller machine, l’equivalente del nostro Bancomat) e per quelle di gestione dei conti correnti. “Non ci saranno istituzioni finanziarie al riparo dalla riforma”, continua il report. “Le maglie saranno strette per tutti. Ma saranno particolarmente rigide per quegli istituti come Goldman Sachs che, nel corso degli anni della deregulation si sono trasformati in qualcosa di ibrido e che avranno difficoltà ad adattarsi a uno scenario particolarmente regolamentato. Per le banche tradizionali, sostanzialmente si tratterà di aggiornare i sistemi informatici senza dover toccare il proprio modello di business”.

Meno incertezze, più dividendi
Gli investitori, intanto, aspettano che la riforma passi per togliere di mezzo un po’ di incertezza. Soprattutto sul fronte dei dividendi che molti hanno bloccato. “Il problema in questo caso è la Federal Reserve”, dice Peters. “La Banca centrale, infatti, fra i suoi vari poteri ha anche quello di impedire alle banche di pagare o aumentare la cedola. Ed è esattamente quello che ha fatto nei mesi scorsi preferendo che le banche accumulassero capitale nel caso di una recessione pesante e duratura. Una volta che le banche sapranno esattamente entro quali paletti potranno muoversi, anche per quanto riguarda il capitale che devono avere in cassa, allora la Fed allenterà la presa”.

Comprare solo a sconto
A questo punto resta da capire come possono muoversi gli investitori in attesa che la riforma diventi realtà. “Bisogna distinguere fra chi ha intenzione di comprare azioni delle banche e chi le ha già”, spiega il report. “Nel primo caso bisogna farne una questione di prezzo e capire se è a sconto rispetto alle potenzialità della banca. Nel secondo caso il consiglio è di tenerle. Soprattutto se si è interessati ai dividendi. Prevediamo infatti che le cedole, in meno di due anni, inizieranno ad essere più ricche. In questo caso è meglio avere in portafoglio i migliori player del settore bancario tradizionale come Wells Fargo, Us Bancorp e BB&T. Per le grandi merchant bank, invece, i tempi saranno decisamente più lunghi”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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