Il Giappone sembra un sosia della Grecia

Le agenzie di rating osservano da vicino la situazione finanziaria del Paese. E anche la BoJ ha qualche dubbio.

Marco Caprotti 11/05/2010 | 09:24
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Il Giappone sembra aver apprezzato la tragedia greca andata in scena nelle ultime settimane. Ma avvertono gli analisti, quando il sipario sugli eventi ellenici sarà definitivamente calato, gli operatori dovranno tornare a fare i conti con le prospettive di crescita nipponiche. E allora potrebbero trovarsi di fronte a un copione simile. L’indice Msci Japan nell’ultimo mese (fino al 10 maggio e calcolato in euro), ha perso solo lo 0,1%. Settimana scorsa, mentre gli operatori si disperavano di fronte al crollo dei listini, il paniere nipponico è cresciuto di quasi il 2,5%. Il risultato è anche il frutto dal rapporto di cambio fra euro e yen, altrimenti i listini nipponici sarebbero andati peggio.

Resta, tuttavia, la tendenza di fondo. Alla caccia disperata di asset in cui parcheggiare i propri soldi, gli investitori hanno iniziato a guardare con interesse ai risultati trimestrali e alle previsioni di alcuni gruppi nipponici. Fra questi, il produttore di pneumatici Bridgestone che, per il primo semestre di quest’anno ha previsto una crescita dei profitti dagli 11 miliardi (91,5 milioni di euro) dello scorso anno a 27 miliardi. Stime in crescita anche per Aoyama Trading che conta di chiudere l’esercizio con utili per 7,3 miliardi, in salita del 30%. Ad aumentare l’appeal dell’azionario made in Japan è stata anche Fuji Oil che ha chiuso l’anno fiscale con un miglioramento del 43%. C’è speranza anche per i debutti in Borsa. Il gestore di supermercati Genky Stores conta di raccogliere sul mercato almeno 450 milioni. A far drizzare le antenne gli investitori sono state anche le rassicurazioni fornite dalla Bank of Japan che, nei giorni neri d’Europa, ha cercato di convincere gli investitori che gli istituti nipponici non avevano “esposizioni significative” sul debito greco.

Nubi sempre più nere, intanto si stanno addensando intorno allo stato insulare. E a spingerle, così come è successo in Europa, sono state le agenzie di merito di credito. La situazione finanziaria giapponese è stata messa sotto un’ancora più stretta osservazione a gennaio quando Standard&Poor’s ha tagliato l’outlook sul rating AA del Paese, portandolo da “stabile” a “negativo”.

Il carico ce l’ha messo il 22 di aprile l’agenzia Fitch, annunciando che potrebbe rivedere il suo giudizio di AA-. A quel punto è intervenuto il ministro delle finanze Naoto Kan, dicendo che l’atteggiamento delle due società di analisi cambierà a giugno, quando il premier Yukio Hatoyama presenterà il nuovo piano fiscale. Alcuni osservatori, intanto, alzano il sopracciglio. Carl Weinberg della società di consulenza specializzata sui Paesi del G-7 High Frequency Economics (HFE) nell’ultimo suo studio ha parlato senza mezzi termini di “situazione debitoria irrecuperabile” e “impossibilità di finanziare il deficit”.

Al di là del linguaggio diretto al limite del brusco che tanto piace agli americani, secondo uno studio del Fondo monetario internazionale (FMI), il Giappone ha la situazione finanziaria peggiore del mondo industrializzato. Il debito statale, secondo le previsioni dell’FMI, quest’anno raggiungerà il 277% del prodotto interno lordo e il 246% entro il 2014. Il tutto in uno scenario che prevede un calo della forza lavorativa del 41% nei prossimi 40 anni, rendendo progressivamente sempre più difficile pagare gli interessi sul debito statale. In pratica: meno persone sono in età da lavoro, minori tasse dalle loro buste paga entreranno nelle casse statali. L’unica speranza è una crescita del Pil che, secondo le stime di HFE, dovrebbe essere almeno del 3% l’anno per il prossimo decennio.

La possibilità di un default del Paese, del resto, non viene esclusa nemmeno dalla stessa BoJ che, per bocca di uno dei suoi membri (Tadao Noda), a inizio aprile ha parlato di una “situazione che si sta deteriorando e nella quale non si può non parlare di pericolo fallimento”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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