Shopping in Borsa per i gestori

Sul mercato obbligazionario, la preferenza va ai corporate e agli emergenti.

Sara Silano 21/01/2010 | 15:52
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I gestori votano l’Europa, ma sono preoccupati per l’aumento della disoccupazione, la crisi del mercato immobiliare spagnolo e il debito pubblico di alcuni Paesi, Grecia in testa. Il pessimismo di un anno fa è definitivamente alle spalle e nell’ultimo sondaggio, condotto da Morningstar tra le principali case di investimento che operano in Italia, prevale la convinzione che le politiche fiscali e monetarie espansive rimarranno in vigore ancora per un po’ di mesi, favorendo i mercati azionari.

Europa al top
Il Vecchio continente è l’area preferita dai gestori a gennaio. Per l’87% degli intervistati si apprezzerà nei prossimi sei mesi (erano il 66,7% a dicembre), perché sui mercati il livello di liquidità è buono e

le valutazioni azionarie interessanti. Secondo le stime di Ing Investment management gli indici potrebbero salire del 23% nel corso del 2010.

E’ più critico, però, il quadro macro-economico. Se da un lato gli indicatori anticipatori (come l’indice Pmi dei direttori degli acquisti e l’Ifo tedesco sulla fiducia degli imprenditori) mostrano che l’attività industriale è in ripresa, dall’altro la disoccupazione è in crescita (il tasso è arrivato al 10%), il crollo dell’immobiliare in Spagna si è rivelato più profondo del previsto e molti Paesi devono fare i conti con debiti pubblici sempre più pesanti.

Usa, profitti in ripresa
Sugli Stati Uniti, i gestori non hanno cambiato opinione rispetto al mese scorso, anche se il numero di ottimisti è salito passando dal 57 al 74%. Rimane la preoccupazione per la fine delle politiche espansive e per il ruolo che l’America potrà avere nella crescita mondiale, ora che il vero motore sembra risiedere nei Paesi emergenti. L’economia ha dato segnali di ripresa, ma rimane il problema della disoccupazione, dello scarso incremento dei redditi, della debolezza dei prezzi e dell’elevato costo dei carburanti. Tuttavia, dopo il crollo nel 2009, gli utili dovrebbero tornare a salire (Vontobel stima un incremento del 24%).

Giappone in sottopeso
L’economia nipponica ha archiviato un altro anno in deflazione e continua a deludere. Per questa ragione, l’area è ancora quella che raccoglie il maggior numero di pessimisti (13%) a fronte del 47,8% di ottimisti. Come si legge in una nota di Threadneedle, la rigidità strutturale del Paese impedisce alle aziende di conseguire risultati economici positivi agli attuali livelli di cambio tra lo yen e le principali divise mondiali.

L’Asia guarda alla Cina
Le politiche monetarie di Pechino pesano sull’intera regione. La Banca centrale cinese ha deciso di alzare i coefficienti di riserva degli istituti di credito e ha esortato questi ultimi a bloccare i prestiti fino a fine gennaio, chiari segnali dell’intenzione di voler terminare i piani di stimolo all’economia. Da inizio anno, l’indice Msci Asia-Pacifico (escluso il Giappone) ha reso un po’ meno dell’Msci mondiale e alcuni gestori pensano che difficilmente si ripeteranno le performance del 2009. Quasi il 61%, però, continua a pensare che le Borse dell’area saliranno nei prossimi sei mesi, mentre nessuno si aspetta un ribasso.

In attesa delle Banche centrali
I gestori sono convinti che i tassi di interesse rimarranno bassi per gran parte del 2010. I rendimenti delle obbligazioni potrebbero cominciare a salire nel momento in cui si concretizzeranno le aspettative di un nuovo ciclo di politica monetaria. Non sembra destare grosse preoccupazioni, invece, l’inflazione, considerati gli elevati livelli di capacità produttiva inutilizzata. I gestori non si attendono quindi grandi variazioni nei prezzi delle obbligazioni sia in Europa sia negli Stati Uniti e continuano a preferire i titoli societari ed emergenti alle emissioni governative.

Le chance del dollaro
Il 65% dei gestori (erano il 43% a dicembre) prevede che il biglietto verde si apprezzerà sull’euro nei prossimi sei mesi. Tuttavia, gli intervistati sono convinti che il rapporto di cambio sarà caratterizzato da estrema volatilità. Su di esso influiscono eventi contingenti (ad esempio la situazione greca) e le aspettative di rialzo dei tassi. Una ripresa sostenuta del dollaro, però, avverrà solo se gli Stati Uniti riusciranno ad attrarre investimenti domestici ed esteri, invertendo la tendenza attuale che spinge molti americani a cercare opportunità oltre i confini nazionali.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 7 e il 15 gennaio, 23 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa il 90% degli asset gestiti in Italia. Si tratta di Aletti Gestielle, Allianz Global Investors Italia, Anima Sgr, Axa IM, Banca Ifigest, Banca Profilo, Bnp Paribas Am Sgr, Credit Suisse, Eurizon Capital, Fideuram Investimenti, Henderson Global Investors, Ing IM, Investitori Sgr, JC&Associati sim, M&G Investments, Pictet, Pioneer Im, Prima Sgr, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle, Total Return, VG.SA, Vontobel.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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