Una parte della fotografia di quanto sta succedendo sul mercato obbligazionario internazionale è messa bene a fuoco dagli Stati Uniti. Nell’ultima settimana di ottobre il governo Usa ha messo all’asta titoli di debito per un totale di
123 milioni di dollari. La richiesta da parte delle banche centrali e degli investitori è stata fortissima: le offerte sono arrivate a totalizzare 372 miliardi di dollari. “Questo elemento, da solo, avrebbe dovuto far salire i prezzi delle obbligazioni statali”, spiega una nota di Morningstar. “Il problema è che la forte domanda sta creando altre richieste”. Nei prossimi giorni l’America metterà in vendita Tbond con scadenze a tre, 10 e 30 anni per un totale di 81 miliardi. Anche in questo caso si prevede il tutto esaurito.
Prezzi in discesa, anche se per differenti motivi, in Europa. Sul bund, obbligazione government tedesca e metro di riferimento per il comparto nel Vecchio continente, pesano le ultime dichiarazioni del presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet. “L’ammontare delle misure economiche utilizzate negli ultimi mesi non sarà necessario in futuro”, ha spiegato il numero uno dell’autorità monetaria europea, mentre annunciava la decisione di lasciare invariati all’1% i tassi di interesse di Eurolandia. Un segnale chiaro, hanno spiegato gli economisti, di una ripresa dell’economia che rende inutile (o meno urgente) rivolgersi ad asset di protezione quali sono considerati solitamente i bond.
L’insieme delle cause americane ed europee, sta pesando in Asia sull’andamento dei government giapponesi. Anche nel Sol levante si registrano prezzi in discesa e rendimenti in salita. Il movimento è stato dettato prima di tutto dalle notizie sugli scenari congiunturali delle altre due macroregioni che (se confermati) avvantaggeranno le imprese nipponiche tradizionalmente votate all’export. Poi è arrivata la decisione del Ministero delle finanze di mettere in vendita, nelle prossime settimane, bond con scadenza a cinque e a 40 anni per un totale di oltre 2mila miliardi di yen (15,5 miliardi di euro) che porterà alla cifra record di 132mila miliardi l’ammontare delle emissioni in programma per l’anno fiscale in corso.
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