Bond giù per troppa offerta

Ma nel frattempo continua a crescere anche la domanda di government.

Marco Caprotti 09/11/2009 | 14:49
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Troppa offerta, qualche sussulto del mercato azionario e le speranze di ripresa della congiuntura mondiale hanno fatto scendere i prezzi delle obbligazioni. E’ questo, in sintesi, il quadro del mercato dei bond. L’indice Citi Wgbi del comparto nell’ultimo mese (fino al 9 novembre e calcolato in euro) ha perso quasi l’1,5%. Questo andamento ha pesato anche sui fondi di settore. Quelli raccolti nella categoria Morningstar obbligazionari internazionali (venduti in Italia), ad esempio, sempre negli ultimi 30 giorni hanno lasciato sul terreno lo 0,85%.

Una parte della fotografia di quanto sta succedendo sul mercato obbligazionario internazionale è messa bene a fuoco dagli Stati Uniti. Nell’ultima settimana di ottobre il governo Usa ha messo all’asta titoli di debito per un totale di

123 milioni di dollari. La richiesta da parte delle banche centrali e degli investitori è stata fortissima: le offerte sono arrivate a totalizzare 372 miliardi di dollari. “Questo elemento, da solo, avrebbe dovuto far salire i prezzi delle obbligazioni statali”, spiega una nota di Morningstar. “Il problema è che la forte domanda sta creando altre richieste”. Nei prossimi giorni l’America metterà in vendita Tbond con scadenze a tre, 10 e 30 anni per un totale di 81 miliardi. Anche in questo caso si prevede il tutto esaurito.

“Si sta arrivando a una situazione che confermerebbe la legge elaborata nell’800 dall’economista francese Jean-Baptiste Say, secondo cui l’offerta di un prodotto (in questo caso i bond) alla fine crea la propria domanda”. Insomma, fra le due forze principali del mercato si arriva ad un bilanciamento. La conferma a questo assunto potrebbe arrivare nei prossimi mesi ed anni. La Camera Usa ha appena approvato il piano di riforma del sistema sanitario del Paese. In caso di via libera anche da parte del Senato, ci sarebbe il definitivo semaforo rosso a un progetto che alle casse dello Stato potrebbe costare mille miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Soldi che la Casa bianca conta di raccogliere attraverso l’emissione di altri titoli di debito.

Prezzi in discesa, anche se per differenti motivi, in Europa. Sul bund, obbligazione government tedesca e metro di riferimento per il comparto nel Vecchio continente, pesano le ultime dichiarazioni del presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet. “L’ammontare delle misure economiche utilizzate negli ultimi mesi non sarà necessario in futuro”, ha spiegato il numero uno dell’autorità monetaria europea, mentre annunciava la decisione di lasciare invariati all’1% i tassi di interesse di Eurolandia. Un segnale chiaro, hanno spiegato gli economisti, di una ripresa dell’economia che rende inutile (o meno urgente) rivolgersi ad asset di protezione quali sono considerati solitamente i bond.

L’insieme delle cause americane ed europee, sta pesando in Asia sull’andamento dei government giapponesi. Anche nel Sol levante si registrano prezzi in discesa e rendimenti in salita. Il movimento è stato dettato prima di tutto dalle notizie sugli scenari congiunturali delle altre due macroregioni che (se confermati) avvantaggeranno le imprese nipponiche tradizionalmente votate all’export. Poi è arrivata la decisione del Ministero delle finanze di mettere in vendita, nelle prossime settimane, bond con scadenza a cinque e a 40 anni per un totale di oltre 2mila miliardi di yen (15,5 miliardi di euro) che porterà alla cifra record di 132mila miliardi l’ammontare delle emissioni in programma per l’anno fiscale in corso.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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