Il Brasile cambia marcia

Il rallentamento delle aree sviluppate si fa sentire sul Sud America, soprattutto tra i paesi che vivono di export di materie prime.

Marco Caprotti 16/08/2011 | 15:45
Facebook Twitter LinkedIn

La crisi di Stati Uniti ed Europa continua ad indebolire l’America latina. La fiducia dei consumatori della regione si sta abbassando e, di conseguenza, anche l’attività manifatturiera inizia a tirare qualche colpo a vuoto. Gli effetti secondari sono minori investimenti da parte del settore pubblico e un giro di vite alle assunzioni da parte delle aziende. Il risultato di tutto questo è che l’indice Msci dell’area nell’ultimo mese ha perso l’11,14% (in euro), portando a -21,37% la performance da inizio anno (dati al 15 agosto).

“Una minore crescita delle aree sviluppate sta avendo e avrà l’effetto di un freno sull’attività economica dell’America latina”, spiega uno studio della società di consulenza Thomas White International (Twi). “A sentire il rallentamento saranno soprattutto Messico e Colombia che hanno legami profondi con gli Usa. Per quanto riguarda gli stati che vivono di esportazione di materie prime, il possibile rallentamento della congiuntura globale rappresenterà un ulteriore ostacolo”.

La locomotiva rallenta
Sotto la lente degli operatori c’è sempre il Brasile, anche perché rappresenta la locomotiva dell’intera regione. I segnali di indebolimento economico che arrivano dal paese stanno spingendo gli economisti a rivedere al ribasso le previsioni precedenti. Quelli del Fondo monetario internazionale, che solo a giugno parlavano di un +4% per il 2011, ora preferiscono un più prudente 3,9% e non escludono ulteriori revisioni da qui a fine 2011. Colpa del calo di richiesta di commodity e di materiale industriale che è poi la conseguenza del colpo di freno a livello globale che stanno tirando le economie più sviluppate. 

Come previsto la Banca centrale ha aumentato ancora il costo del denaro, ma ha anche avvertito che si prenderà una pausa visto che l’inflazione si sta stabilizzando. “E’ vero che i prezzi al consumo restano al di sopra del tetto fissato dall’istituto centrale”, spiega il report di Twi. “Ma visto l’andamento generale dell’economia, i responsabili della politica economica preferiscono non togliere ossigeno alle famiglie e alle imprese”.

Gli aiuti fiscali
Per prevenire nuovi passi falsi della congiuntura il governo sta mettendo a punto una serie di misure fiscali che diano supporto all’attività industriale. La nuova strategia prevede sgravi fiscali per l’equivalente di 16 miliardi di dollari (in totale) alle aziende che non sono considerate competitive a livello internazionale, finanziamenti a tassi agevolati attraverso le banche controllate dallo stato e prestiti facilitati per chi lavora nell’export.

Nel frattempo verrà rinnovata la linea di credito (anche questa passa attraverso le banche statali) concessa in passato alle sole aziende del comparto manifatturiero. “Queste misure probabilmente non avranno effetto immediato. Ma nel medio termine dovrebbero riuscire a impedire ulteriori indebolimenti della congiuntura”, dicono ancora da Twi.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures