Piazza Affari tiene mentre il resto va giù

I listini italiani continuano a viaggiare con il segno più grazie all'Europa. Lo scenario macro, intanto, peggiora. Gli operatori, quando parlano dei titoli tricolori, invitano alla prudenza. Per molti motivi. 

Marco Caprotti 13/12/2012 | 15:39
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Mentre politici e media osservano gli sviluppi della crisi di governo in Italia, investitori e risparmiatori studiano i dati macro della Penisola. E non si sentono per niente rassicurati. L’elemento che salta all’occhio è che lo scenario congiunturale – per loro fortuna - non si riflette in quello di Borsa. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino all’11 dicembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,3%. Ma l’andamento è dovuto principalmente al traino del resto d’Europa le cui aziende si fanno valere sui mercati internazionali e i cui titoli sono considerati buone opportunità di acquisto grazie alle valutazioni basse.

Lo scenario macro
La fotografia macro non è esaltante. L’Italia, come ha certificato il Centro studi di Confindustria (CsC) è ancora in recessione, per il sesto trimestre consecutivo, anche se la situazione non è uniformemente scura e ci sono segnali di assestamento. L’orizzonte è ulteriormente offuscato dall’indeterminatezza dell’esito delle prossime scadenze elettorali. Sulla ripresa pesa la cappa dell’incertezza e della sfiducia. Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, “l’uscita dalla crisi presuppone l’interruzione del credit crunch per realizzare un’espansione degli investimenti a ritmi analoghi a quelli del decennio pre-crisi, che non fu proprio un boom. Occorrono finanziamenti aggiuntivi per 90 miliardi nei prossimi cinque anni”. La ripresa è rinviata di sei mesi, aggiunge Confindustria, a partire dall’ultimo trimestre del 2013. Secondo le nuove previsioni: il Pil (Prodotto interno lordo) scenderà del 2,1% nel 2012 (-2,4% stima precedente) e dell’1,1% nel 2013 (-0,6% stima precedente). Nel 2014 si prevede +0,6%. Il Pil italiano è già del 7% sotto il picco del 2007 e toccherà nuovi minimi, anche se la velocità si sta attenuando. L’elemento che distingue questa recessione è il crollo della domanda interna: per i consumi -3,2% nel 2012 (solo +0,3% nel 2014). E’ il calo peggiore dal dopoguerra. Per gli investimenti la riduzione dell’8,2% quest’anno è “una seria ipoteca alle potenzialità di sviluppo futuro”. La pressione fiscale rimarrà vicina ai massimi storici e insostenibilmente elevata, specie quella effettiva. Il Centro studi di Confindustria stima una pressione fiscale al 44,7% nel 2012, al 45,1% nel 2013 e al 44,8% nel 2014. Quella reale però sarà al 53,8% quest’anno e al 54,3% il prossimo.

Le previsioni degli industriali sono sostanzialmente in linea con quelle della Commissione europea. Il governo, da parte sue, prevede per il 2012 -2,4%, per il 2013 -0,2%. Per quanto riguarda la produzione industriale, secondo il Centro studi di Confindustria a novembre dovrebbe aver segnato un calo dello 0,6% rispetto al mese precedente, dopo il -1,1% di ottobre. Confindustria si attende per il quarto trimestre un significativo arretramento.

Le scelte operative
Dal punto di vista operativo la questione è spinosa. “Se si cercano titoli ad alta crescita, l’Italia non offre molte possibilità”, spiega Greg Aldridge, gestore del Global Growth Fund di M&G. “Secondo noi ci sono buone opportunità per le azioni delle aziende europee che hanno un business di livello globale. La Penisola, da questo punto di vista, non offre però molta scelta. Le aziende che potrebbero essere interessanti, tra l’altro, hanno valutazioni troppo alte”. Ci sono poi una serie di questioni da risolvere. “In futuro il mercato azionario italiano potrebbe offrire opportunità di investimento interessanti se l’economia si risolleverà ed i problemi fiscali si ridimensioneranno”, dice Neil Dwane, Chief Investment Officer Europe di Allianz Global Investors. “L’Italia ha ancora molta strada da fare nella lotta all’evasione fiscale. La credibilità del governo è fondamentale. Per ridare lustro al mercato azionario italiano, servirà il giusto equilibrio fra misure coercitive e interventi a favore della crescita”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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