L'Europa e la scommessa Draghi

Il quadro macro non è tranquillizzante. Ma gli investitori continuano a puntare sulla capacità della Bce di ridurre i rischi legati agli stati periferici. 

Marco Caprotti 04/12/2012 | 11:06
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L’Europa continua a puntare sulla Bce. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 30 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,4% portando a +15,6% la performance da inizio anno. Un andamento che, in buona parte, secondo gli operatori è da considerare frutto del lavoro di calibratura effettuato dall’istituto centrale. Secondo il presidente dell’istituzione Mario Draghi, l’Eurozona “non è ancora fuori della crisi, ma le previsioni della Bce suggeriscono un suo recupero nella seconda meta del 2013”. La crisi durerà ancora parecchi mesi ha indicato il banchiere che, tuttavia, vede motivi di speranza per il futuro. “Abbiamo avuto in questi ultimi mesi un clima più tranquillo sui mercati. E’ questa relativa pace che dovrebbe mostrarci la strada”, ha spiegato. La Bce, ha aggiunto, farà “tutto ciò che è necessario per salvare l’euro” ed è pronta a intervenire nel caso ci sia necessità.

“In Europa gli interventi della Bce hanno contribuito a ridurre fortemente il rischio di un collasso dell’euro grazie all’introduzione dell’Omt (Outright Monetary transaction, un meccanismo per abbassare il costo del debito sovrano, Ndr)”, spiega Giordano Lombardo, presidente di Piooner Investment Management Sgr. “I paesi periferici hanno fatto progressi nel portare avanti riforme strutturali, soprattutto nell’ambito del lavoro e dei sistemi pensionistici. La buona notizia è che la necessità di attuare misure di politica fiscale nei paesi periferici nel 2013 sarà inferiore rispetto al 2012. Il 75% di quello che doveva essere fatto in termini di aggiustamento fiscale ormai è stato completato e questo contribuirà a generare un ritorno alla crescita economica a partire dalla seconda metà dell’anno prossimo”.

Il quadro macro
Sperare nella banca centrale ha permesso agli investitori di non guardare un quadro macro che, comunque, non è tranquillizzante. La fiducia dei consumatori elaborata dalla Commissione europea, per esempio, è scesa ancora, a -26,9, tornando sui minimi del 2009. Quella dei consumatori italiani è tornata a scendere, a 84,8 da 86,2, toccando i minimi assoluti dall’inizio della serie (1982). In Francia la fiducia delle imprese è migliorata più delle attese, a 88 da 85, recuperando il calo di ottobre. Stabile invece la fiducia dei consumatori, a 84. In calo, infine, la fiducia dei consumatori tedeschi, da 6,1 a 5,9. Stabili le vendite al dettaglio in Italia a settembre, +0,1% rispetto al mese precedente, con il dato annuale a -1,7%.

L’attenzione degli operatori è stata catalizzata dall’ultimo Outlook dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) le cui stime parlano di un calo del Pil dello 0,4% nel 2012 (da -0,1%), dello 0,1% nel 2013 (da +0,9%) e di un incremento dell’1,3% nel 2014. Anche il mercato del lavoro preoccupa. Secondo l’Eurostat in ottobre nell’Europa unita c’erano 5,68 milioni di giovani disoccupati (under 25), di cui 3,61 milioni solo nell’Eurozona (rispettivamente +279mila e +350mila rispetto allo stesso mese del 2011). Sempre in base ai calcoli dell’Ufficio di statistica il tasso dei giovani disoccupati a ottobre è stato del 23,4% nell’Ue a 27 (23,2% in settembre e 21,9% nell'ottobre 2011) e del 23,9% nell’Eurozona (23,6% e 21,2% nell’ottobre 2011). Le percentuali più basse si sono osservate in Germania (8,1%), Austria (8,5%) e Olanda (9,8%). Le più elevate in Grecia (57%) e Spagna (55,9%). In Italia la disoccupazione giovanile è stata misurata in ottobre al 36,5% (30,7% un anno fa). A livello generale, per quanto riguarda i tassi di disoccupazione rispetto all’intera popolazione attiva, tra gli stati membri più virtuosi ci sono Austria (4,3%), Lussemburgo (5,1%, Germania (5,4%) e Olanda (5,5%), mentre tra i peggiori spiccano Spagna (26,2%) e Grecia (25,4%).

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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