L'Italia ora fa davvero paura

Lo scenario congiunturale della Penisola peggiora ancora. Male Pil, debito e occupazione. Aumentano le vendite in Borsa.  

Marco Caprotti 06/11/2012 | 15:56
Facebook Twitter LinkedIn

La situazione macro in Italia peggiora ancora e i mercati, stavolta, si preoccupano sul serio. L’indice Msci relativo alla Pensiola, che fino a un paio di mesi fa sembrava immune alle notizie di recessione del paese, nelle ultime quattro settimane (fino al 4 novembre e calcolato in euro) ha perso il 2,2%, portando la performance da inizio anno a +6,3%.

Le vendite sono guidate dalle ultime fotografie sul quadro congiunturale tricolore scattate da più angolazioni. Il rapporto tra il debito pubblico e il Pil, per esempio, ha registrato un nuovo record. Secondo i dati diffusi dall’Eurostat, nel secondo trimestre del 2012 il debito/Pil italiano è salito al 126,1% dal 123,7% dei primi tre mesi dell’anno. Tra i Paesi della zona euro solamente la Grecia ha un rapporto maggiore di quello del Belpaese (al 150,3%). In generale, le previsioni non sono entusiasmanti.

Per il 2012 l’Istat prevede una riduzione del prodotto interno lordo italiano pari al 2,3%, mentre nel 2013, nonostante un moderato recupero dell’attività economica nel secondo semestre, la variazione media annua resterebbe leggermente negativa (-0,5%). La domanda estera potrebbe essere, in entrambi gli anni, la principale fonte di sostegno alla crescita, con un contributo rispettivamente pari al 2,8% e allo 0,5%, mentre il contributo della domanda interna è previsto rimanere negativo sia nel 2012 (-3,6%) sia nel 2013 (-0,9%).

Meno spese e più disoccupazione
La spesa privata per i consumi potrebbe registrare nell’anno in corso una contrazione del 3,2%. Nel 2013, la spesa delle famiglie dovrebbe essere ancora in calo (-0,7%), a seguito delle continue difficoltà sul mercato del lavoro e della debolezza dei redditi. Gli investimenti fissi lordi dovrebbero diminuire del 7,2% nel 2012, per effetto di una forte riduzione delle uscite da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche. Nel 2013, le prospettive di una ripresa della produzione e il graduale miglioramento delle condizioni di accesso al credito potrebbero arrivare ad un rallentamento della caduta (-0,9%).

L’aumento dei posti di lavoro osservato a partire dalla fine del 2011 avrà come effetto un incremento del tasso di disoccupazione previsto per quest’anno (10,6%), visto che molti dei posti creati allora andranno persi. Nel 2013 la percentuale dei senza lavoro può continuare a salire (11,4%). Un trend che potrebbe avere effetti di lunga durata. “Il rallentamento del commercio mondiale e il possibile riacutizzarsi delle tensioni sui mercati finanziari costituiscono i principali fattori di rischio al ribasso per queste previsioni”, conclude l’Istat. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures