Niente ferie per le agenzie di rating

Nelle settimane scorse Moody's, Fitch e S&P hanno lanciato diversi allarmi. Ma fra i bond ci sono ancora delle opportunità.

Marco Caprotti 05/09/2012 | 14:12
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Mentre il mercato obbligazionario sonnecchiava, le agenzie di rating si sono scatenate. Nell’ultimo mese (fino al 4 settembre e calcolato in euro) l’indice Barclays sul reddito fisso globale ha perso lo 0,8%. Un risultato tutto sommato discreto se si considera la quantità di allarmi lanciati dalle società che si occupano di analizzare il merito di credito (cioè la capacità di ripagare i propri debiti) di stati e aziende.

Scure sull’Italia
Moody’s ha tagliato le stime di crescita dell’Italia per quest’anno e il 2013. L’agenzia stima attualmente la contrazione del Pil italiano tra l’1,5% e il 2,5% nel 2012 e prevede un -1% e al massimo una crescita zero nel 2013. Nell’outlook diffuso in aprile le stime di Moody’s erano di una contrazione tra l’1% e il 2% per quest’anno e tra -0,5% e +0,5% nel 2013. Fitch, invece, si è occupata degli istituti di credito tricolori. E così Banca popolare di Milano si è vista tagliare il rating a BBB- da BBB, ritrovandosi appena un gradino al di sopra del livello junk (spazzatura). Banca Carige, Banca Popolare di Vicenza, Credito Valtellinese e Veneto Banca sono scese a BB+ da BBB, in pieno territorio speculativo. Banca Popolare di Sondrio e Banco di Desio sono calate a BBB+ da A-, mentre si sono viste confermare il merito di credito Banca Popolare dell’Emilia Romagna (BBB), e Credito Emiliano (BBB+). L’outlook su tutti gli istituti è negativo.

Allarme Usa
I paesi sviluppati, intanto, continuano a vivere un periodo di incertezza. A dirlo è il rapporto North American credit conditions are clouded by heightened global uncertainty (Sulle condizioni di credito del nord America pesa un’aumentata incertezza globale) preparato dagli analisti Standard & Poor’s. “Non crediamo che l’economia degli Stati Uniti e dei Paesi europei migliorerà in modo significativo nel prossimo anno”, si legge nel documento, in cui si spiega che “con l’economia globale che si indebolisce a causa di considerevoli rischi di battuta d’arresto, andando avanti prevediamo condizioni del credito più problematiche”. Inoltre, il possibile contagio dalla crisi debitoria europea e il rischio di fiscal cliff (letteralmente il precipizio fiscale, provocato dalla scadenza degli sgravi promossi durante l’era Bush) aumenta l’incertezza delle prospettive economiche americane. Anche l’agenzia di rating Fitch, intanto, guarda con preoccupazione ai rischi del fiscal cliff. Se Washington non agirà in modo deciso per evitare un aumento del debito nella prima metà del prossimo anno, la tripla A (la valutazione massima, assegnata al debito) degli Stati Uniti potrebbe essere “minacciata”.

Le scelte operative
Per quanto riguarda le prospettive operative, gli operatori consigliano di diversificare. “Una delle conseguenze più significative della crisi finanziaria globale è che gli investitori sono stati obbligati a riconsiderare la propria visione delle singole asset class”, spiega Zsolt Papp, Emerging Markets Fixed Income Product Specialist di UBP Asset Management. “I tradizionali porti sicuri sono oggi in discussione come mai prima d’ora. In particolare alla luce delle sfide che affrontano i mercati del debito sovrano. Questo si è tradotto nella ricerca di nuove fonti di stabili rendimenti da parte degli investitori.  Questo contesto crea un ruolo significativo per i corporate bond investment grade dei mercati emergenti. Non solo rappresentano  una fonte di reddito affidabile, ma l’ampio spettro di regioni e settori coperti dalle classi di investimento li rende un efficace strumento di diversificazione, capace di offrire un significativo contributo al miglioramento del profilo di rischio-rendimento di un portafoglio.”

Maggiore cautela è richiesta a chi vuole investire sulle obbligazioni societarie. “Le condizioni di mercato in questo momento sembrano suggerire l’acquisto di corporate bond. Ma bisogna considerare i rischi legati a un indebolimento della situazione macroeconomica mondiale e i pericoli che derivano dalla situazione di alcuni singoli stati”, spiega Dave Sekera, analista obbligazionario di Morningstar. “Molti investitori con cui abbiamo parlato nei giorni scorsi ci hanno detto di avere ancora denaro da far fruttare. Tuttavia hanno sottolineato di voler essere molto prudenti e di cercare soprattutto titoli di qualità. Per questo motivo stanno facendo un po’ di pulizia nei portafogli”.

 

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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