Giappone in stand by

Pesa la situazione internazionale. Resta forte la domanda pubblica per la ricostruzione.

Marco Caprotti 16/08/2012 | 16:08
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Il Giappone preferisce una tattica attendista. L’indice Msci Japan nell’ultimo mese (e calcolato in euro) si è mosso appena sopra quota zero. La situazione globale, del resto, suggerisce prudenza quando si investe negli asset di un paese che vive essenzialmente di esportazioni. La stessa cautela l’ha mostrata la BoJ, che nell’ultima riunione di agosto ha lasciato immutato il tasso di interesse principale, in una fascia compresa tra lo 0,0% e lo 0,1%. Nel precedente meeting di metà luglio l’istituto aveva fatto capire che avrebbe modificato il suo programma centrale di ammorbidimento monetario per renderlo più efficace rispetto alla situazione internazionale, ma tutto, poi, si è risolto in un nulla di fatto.

In quell’occasione erano state rilasciate anche le nuove previsioni di crescita del Sol levante. L’istituto centrale aveva indicato una “moderata ripresa” dell’economia nipponica, la terza del mondo, e aveva stimato un miglioramento del Pil nell’ordine del 2,2% nel corso dell’anno fiscale (che si concluderà a marzo 2013). In aprile, la previsione era peraltro stata leggermente superiore (2,3%).

Cosa è stato detto…
“L’economia giapponese ha iniziato a recuperare moderatamente, la domanda pubblica resta forte per le esigenze di ricostruzione del nord-est del Giappone, devastato da terremoto, Tsunami e incidente nucleare del marzo 2011”, ha spiegato la Banca centrale nel suo ultimo comunicato riguardante la politica monetaria. Ha giudicato che le condizioni di circolazione della moneta nella terza potenza economica mondiale rimangono “concilianti” e che i prezzi al consumo ristagnano in un paese che si trova in deflazione (diminuzione generale dei prezzi e bassa crescita, il contrario dell’inflazione) da più di tre anni. La BoJ ha anche osservato che “un’elevata incertezza” ha continuato a pesare sull’economia globale, “particolarmente intorno al problema dell’indebitamento europeo, della forza della ripresa negli Stati Uniti e della capacità dei Paesi emergenti e fornitori di materie prime di coniugare stabilità dei prezzi e crescita economica”.

Infatti, l’ultimo dato sul Pil giapponese del secondo trimestre, è cresciuto solo metà di quanto atteso (+0,3%), dopo il +1,3% del primo trimestre. Il Paese asiatico ha risentito della stagnazione dei consumi domestici (+0,1%) e di una crescita dell'export meno vivace a causa della crisi europea e della minor domanda cinese.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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