La frenata in Italia lascia il segno in banca

La congiuntura non va a causa del calo dei consumi e degli investimenti. Gli istituti di credito, dice S&P, sono lo specchio della crisi del paese.

Marco Caprotti 06/08/2012 | 13:28
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L’Italia fa fatica e le banche non stanno bene. A lanciare gli allarmi sono le istituzioni domestiche e internazionali, mentre gli operatori fanno i conti con un indice Msci tricolore che, nell’ultimo mese (fino al 3 agosto e calcolato in euro), ha perso il 2,6%.

La fotografia scattata dalla Banca d’Italia lascia pochi dubbi sulla situazione della congiuntura nazionale. “Sulla base delle nostre valutazioni, nel secondo trimestre il Pil dell’Italia ha continuato a contrarsi di poco più di mezzo punto percentuale rispetto al periodo precedente”, dice l’ultimo Bollettino economico elaborato da Palazzo Koch. “La diminuzione ha riflesso il calo della domanda interna per consumi e investimenti. Hanno inciso la debolezza dell’occupazione e dei redditi reali, la caduta della fiducia delle famiglie, le condizioni di accesso al credito solo in parte migliorate. Gli scambi con l’estero hanno continuato a sostenere l’attività economica”. Una situazione destinata a durare. “Nell’anno in corso e nel prossimo l’attività economica potrebbe continuare ad essere caratterizzata da un’accentuata debolezza della domanda interna”, continua il Bollettino.

Allarme banche
L’agenzia di rating Standard & Poor’s, intanto, per la Penisola parla di una recessione “più profonda e lunga del previsto”, con ripercussioni sulle banche del paese. La società di analisi prevede per il Pil italiano un calo del 2,1% nel 2012 e dello 0,4% nel 2013. “Rispetto ad altri stati dell’area euro, come la Francia o la Germania, l’economia italiana non si è ripresa dalla recessione del 2008-2009”, spiega il documento di S&P. “E le conseguenze della situazione economica si riflettono sulle istituzioni finanziarie”. L’agenzia ha rivisto al ribasso la propria valutazione su 15 banche. “L’attuale stato dell’economia italiana sta aumentando la vulnerabilità della qualità degli asset delle banche italiane”, continua il report. “L’insieme dell’aumento degli asset che presentano criticità e la riduzione delle riserve per la copertura delle perdite sui prestiti espone le banche a un possibile aumento delle perdite, soprattutto se il valore degli asset collaterali si deteriorasse”. Alla fine del 2011 gli asset con criticità rappresentavano il 51% del Tier 1 (una misura della forza delle banche). Alla fine del 2008 il rapporto era al 27% ma “alla fine del 2013 sarà vicino al 60%”.

Un’analisi che, almeno nella parte che riguarda gli istituti di credito, non convince del tutto Bankitalia. “Con le operazioni di rifinanziamento a tre anni dell’Eurosistema sono stati rimossi i rischi che si potessero verificare problemi nella liquidità delle banche e che questi potessero innescare una crisi sistemica” scrive Via Nazionale nel Bollettino. “Le tensioni sul debito sovrano continuano a influire negativamente sulla raccolta all’ingrosso delle banche italiane, ancora in flessione. Per contro, prosegue l’espansione della raccolta al dettaglio nelle forme tradizionali presso i risparmiatori residenti. La fase recessiva si riflette sulla qualità del credito, ma la dotazione patrimoniale del sistema bancario italiano si è ulteriormente rafforzata”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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