Corporate bond a rischio infezione

Fino ad ora il segmento ha tenuto. Ma, dicono gli operatori, la crisi dei governativi li contagerà.

Marco Caprotti 25/07/2012 | 10:06
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I corporate bond fino ad ora hanno mostrato una inaspettata tenuta. Ma, avvertono gli operatori, le forze stanno iniziando a mancare. L’indice Barclays del comparto nell’ultimo mese (fino al 23 luglio e calcolato in euro) ha guadagnato l’1,6%.

Un andamento sorprendente se si considerano i segnali che stanno arrivando da tutto il mondo e che paiono indicare un rallentamento globale. L’ultima notizia è di Moody’s. L’agenzia di rating ha tagliato, portandolo a negativo, l’outlook di Germania, Olanda e Lussemburgo. Secondo gli analisti, infatti, il peso del mantenimento dell’Eurozona ricadrà tutto sulle spalle dei tre paesi. Il giudizio resta la tripla A. La decisione è stata presa anche a causa dell’aumento del rischio per l’Europa, con Spagna e Italia che secondo l’agenzia di rating potrebbero essere vicine a una richiesta di aiuti. A provocare la misura anche la situazione greca, con il paese che sembra di nuovo valutare un’uscita dall’Eurozona. L’unico paese il cui outlook è stato considerato stabile è la Finlandia (che ha un rating tripla A).

Un quadro a tinte fosche
Ma è da tempo che gli operatori hanno a che fare con elementi negativi. Come i dati sul mercato del lavoro in America che mostrano una crescita anemica. O quelli sul Pil della Cina che, nel secondo trimestre, ha fatto vedere il sesto periodo di calo consecutivo. Ci sono poi altri indicatori, come quelli sull’attività manifatturiera che mostrano la debolezza dei paesi cosiddetti periferici dell’Europa.

Anche le aziende ci mettono del loro. I numeri che stanno arrivando dalle trimestrali societarie in molti casi sono inferiori alle attese degli analisti. Le Banche centrali, intanto, cercano di metterci una pezza. Quella europea ha abbassato di 25 punti base il tasso di interesse portandolo allo 0,75%. Anche quella brasiliana ha da poco tirato fuori le forbici (per l’ottava volta consecutiva) riducendo il costo del denaro all’8%. La Federal Reserve, intanto, resta ferma ma molti osservatori non escludono che presto possa intervenire con nuove misure di alleggerimento. “Tutto questo ha messo sotto pressione i mercati equity, mentre i gestori del reddito fisso sembrano avere ancora soldi da investire”, spiega Dave Sekera, analista di Morningstar. “Molti di questi preferiscono i corporate bond rispetto ad altri strumenti legati al debito”.

La situazione peggiora
Con i chiari di luna che stanno illuminando la situazione globale, tuttavia, non è detto che questa situazione continui. “Sul segmento dei corporate bond noi abbiamo un atteggiamento neutrale”, dice Sekera. “Dovendo scegliere preferiremmo quelli americano rispetto a quelli europei. La situazione del Vecchio continente, infatti, non permette di fare ipotesi certe sul futuro dell’area”. La debolezza delle aziende nell’ottenere soldi secondo gli operatori è evidente anche nel corporate credit. “Fino ad ora le possibilità di un default erano limitate alla sola Grecia”, dice Chris Bowie, Credit Portfolio Management di Ignis Asset Management. “Ora che i piani di ristrutturazione e le possibilità di bancarotta possono interessare anche altri paesi che hanno preso o prenderanno gli aiuti della Troika (Bce, Ue e Fmi, Ndr) le possibilità delle aziende di ottenere denaro si riducono sensibilmente”.

Un effetto contagio a livello di nazioni, inoltre, si trasferirebbe anche alle imprese. “La metodologia di rating delle agenzie dice chiaramente che il giudizio sulle corporate non può essere molto più alto rispetto a quello degli stati di cui fanno parte”, continua Bowie. “Nuovi downgrade a livello nazionale avranno un impatto sui rating delle aziende e, quindi, sulla capacità di queste di accedere a linee di credito”. Agli investitori non resta che avere pazienza e aspettare che la situazione torni alla normalità. “Ma ci vorrà tempo. Questa situazione durerà ancora anni”, conclude il gestore di Ignis. “Fino a che i politici non troveranno una via di uscita credibile, che porti a una crescita economica sostenibile, che non abbia bisogno di stimoli continui, i mercati continueranno a restare in una situazione di risk on/risk off da un ciclo all’altro”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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