Il Sol levante scalda ancora

Nonostante i problemi gli asset del Giappone piacciono agli investitori. L'Fmi è preoccupato per il Pil. Calano i commerci con l'Europa.

Marco Caprotti 20/06/2012 | 15:08
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Il Sol levante resta oscurato da qualche nube ma, tutto sommato, riesce ancora a scaldare i portafogli degli investitori. L’indice Msci del Giappone nell’ultimo mese (fino al 19 giugno e calcolato in euro) ha guadagnato l’1,9%, portando così la perfomance da inizio anno a +1,8%.

L’Europa preoccupa
Il paese ha segnato una crescita del Pil dell’1% nel periodo gennaio-marzo (+4,1% su base annualizzata), in scia alla ripresa dei consumi e degli investimenti pubblici. Ma per quanto riguarda il futuro la situazione sembra un po’ più complicata. Il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo report ha mantenuto invariate le proiezioni diffuse ad aprile sulla terza economia del pianeta: Pil a +2% nel 2012 e a +1,7% nel 2013, con un’inflazione pari a zero. Tuttavia, ci sono i rischi di una revisione al ribasso. La crisi del debito sovrano in Europa, il rallentamento delle economie emergenti e degli Usa, infatti, potrebbero frenare la domanda per le esportazioni. A questo va aggiunto l’impatto negativo dell’apprezzamento dello yen visto (insieme alle obbligazioni del Sol levante) come un bene rifugio di fronte alle turbolenze europee.

Le preoccupazioni, almeno in parte, sono giustificate. Secondo il ministero nipponico delle finanze il paese asiatico a maggio ha registrato il primo deficit commerciale nei confronti dell’Ue dal 1979 (anno in cui sono iniziate le rilevazioni). Le spedizioni verso il Vecchio continente sono diminuite dello 0,9%, anche se sono state più che compensate dal +38% segnato dai cosiddetti shipment verso gli Stati Uniti.

Debito statale e bilanci aziendali
Ma non è l’unico allarme lanciato sull’Arcipelago che, dice sempre il Fondo, dovrebbe fare tutto il possibile per migliorare la propria situazione di bilancio. Le stime sul debito pubblico lordo, relative al 2012, parlano di un 235,8% del Pil (135,2% nella componente netta), percentuale che sale al 241,1% (142,7%) per il 2013. Si tratta dei livelli più elevati tra i paesi avanzati. L’Fmi ha anche invitato Tokyo a portare rapidamente l’Iva ad almeno il 15% dal 5% attuale, per finanziare la riforma del welfare e della social security.

Anche sul fronte aziendale la situazione è tutt’altro che fluida come dimostrano le trimestrali di due delle aziende nipponiche più famose. Sony, ad esempio, ha chiuso l’esercizio 2011/2012 con un rosso equivalente a circa 5 miliardi e mezzo di euro, il più ampio mai registrato nella sua storia. A soffrire è stato soprattutto il comparto del business tv. Il gruppo guidato da Kazuo Hirai prevede di tornare all’utile quest’anno, dopo quattro consecutivi in perdita, tagliando i costi (fra cui il 6% della sua forza lavoro globale).

Toyota, invece, si sta lasciando alle spalle un recente passato condizionato dalla crisi economica e dai disastri naturali. La casa automobilistica giapponese ha chiuso l’esercizio (a marzo) in calo rispetto al 2010, ma con una netta inversione di tendenza nei primi tre mesi di quest’anno. Per il 2012 il colosso capitanato da Akio Toyoda si attende un balzo dei risultati, puntando alla vendita di quasi nove milioni di veicoli (+18% rispetto all’anno scorso). Nel 2011 l’utile è diminuito di oltre il 30% arrivando a 2,7 miliardi di euro. Nel 2012 dovrebbe più che triplicare.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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