Il Giappone ha problemi anche in casa

Sull'economia nipponica pesa la crisi europea a cui va aggiunta la forza dello yen e la scarsa domanda dell'Asia.

Marco Caprotti 17/01/2012 | 16:56
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Le incertezze degli Usa e la crisi in Europa pesano sempre di più sul Giappone. L’indice Msci del Sol levante, nell’ultimo mese (fino al 16 gennaio e calcolato in valuta locale) ha perso lo 0,67. Un andamento che, almeno in parte, ha contribuito al -20,5% segnato nel 2011.

I colpi a vuoto la congiuntura nipponica ha iniziato a tirarli a ottobre, quando le esportazioni e i consumi interni (due importanti voci nel bilancio statale) hanno dato segni di debolezza. “I problemi del debito dell’Europa, uniti a una situazione americana ancora poco chiara, seppur in ripresa, stanno minacciando tutte le economie dipendenti dalle esportazioni, compresa quella giapponese”, spiega uno studio di Thomas White International (Twi). “Secondo molti economisti l’export di beni made in Japan calerà almeno per tutto il primo trimestre del 2012. A incidere sarà anche la minore domanda da parte di altri paesi asiatici come India e Cina”. Uno dei settori penalizzati è stato senz’altro quello dell’auto che, oltre ad aver fatto i conti con gli effetti del terremoto di marzo, si è dovuto confrontare con la minore richiesta occidentale e con le inondazioni in Thailandia, dove aziende come Toyota e Honda avevano importanti impianti che sono stati costretti a chiudere.

I muscoli dello yen
Anche se i problemi del Giappone dipendono in larga parte dalla situazione congiunturale internazionale, una parte delle responsabilità va attribuita alla forza dello yen. Nonostante tre interventi da parte del governo per indebolire la divisa, la moneta nipponica per buona parte dell’anno è rimasta vicina a 75 contro il dollaro Usa (il livello massimo dalla fine della Seconda guerra mondiale). Tanto che alcune grandi aziende hanno chiesto altre manovre di indebolimento e sono arrivate a minacciare di portare fuori dal paese l’intera produzione. Nel frattempo alcune di queste imprese stanno intervenendo sul costo del lavoro. I giganti dell’elettronica Panasonic e TDK sono pronti a tagliare, rispettivamente, 17mila e 11mila posti. Una decisione che non farebbe altro che peggiorare la situazione della disoccupazione che, proprio a causa del calo delle esportazioni, peggiora di mese in mese.

Stime tagliate
Alla luce di tutte queste informazioni la Banca centrale continua a rivedere al ribasso le stime. Le ultime proiezioni per l’anno che inizierà ad aprile parlano di un Pil in miglioramento del 2,2%: meno di quanto comunicato precedentemente dal governo ma più di quanto stimano gli economisti. Secondo un sondaggio Reuters, gli economisti si aspettano una crescita del Pil dell’1,8%. Ma per alcuni operatori il governo potrebbe essere stato troppo ottimista per far digerire il progetto di raddoppiare la tassa sui consumi, oggi al 5%. Per l’anno in corso, che termina a marzo, Tokyo ha rivisto al ribasso il Pil a -0,1% da +0,5%.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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