Il Giappone non riesce più a dire banzai

La crescita del paese, dice la BoJ, sarà piatta. Calano produzione industriale e consumi privati. Lo yen forte penalizza l'export.

Marco Caprotti 28/12/2011 | 10:51
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Il Giappone per ora sta approfittando della ripresa generalizzata dell’area asiatica. Resta da vedere, tuttavia, quanto questa corsa durerà alla luce delle sfide che la terza economia mondiale dovrà affrontare nei prossimi mesi. L’indice Msci del Sol levante nell’ultimo mese (fino al 23 dicembre e calcolato in euro) ha guadagnato poco più del 4%, anche se la performance da inizio anno resta negativa per oltre il 15%. Le cose cambiano, tuttavia, se il calcolo viene effettuato in yen. Utilizzando la valuta locale l’andamento mensile dell’indice è del 2,8%, mentre quello da gennaio è di -20,7%.

Troppi ostacoli
Proprio la forza della divisa nipponica è uno dei problemi che rischiano di pesare sulla redditività delle aziende dell’Arcipelago, come ha fatto notare anche l’agenzia di rating Moody’s quando nei giorni scorsi ha portato a negativo l’outlook su Toyota, i cui beni all’estero diventano sempre meno competitivi. Contro il dollaro la moneta giapponese in questi giorni viene trattata a 77,99. Ma fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre ha toccato i massimi dalla fine della Seconda guerra mondiale (75,35).

Un problema che si aggiunge a quello ormai storico di una popolazione che invecchia sempre di più e 20 anni di bassa crescita che hanno portato il paese al secondo posto dietro gli Stati Uniti nella poco invidiabile classifica dei paesi più indebitati al mondo. Per cercare di mettere una pezza, il governo del primo ministro Yoshihiko Noda  ha annunciato la vendita di nuovi bond per oltre 44mila miliardi di yen (433 miliardi di euro) per finanziare spese che ammontano a più di 90mila miliardi. In questo modo, secondo i calcoli dell’esecutivo, la finanziaria che sarà presentata l’anno prossimo dipenderà per quasi il 50% dal debito mentre il resto dovrebbe venire da tagli alle spese e da aumenti delle tasse (previsti fra il 2013 e il 2015).

Crescita piatta
Proprio da quest’ultimo punto rischiano di venire i problemi più grossi per il premier. Sarà difficile, infatti, convincere il parlamento a dare l’approvazione al piano di aumenti fiscali. Soprattutto dopo gli ultimi sondaggi (come quello dell’agenzia stampa Jiji Press), secondo cui il 53% della popolazione è contraria, mentre un terzo degli intervistati dichiara che si dovrebbe andare a nuove elezioni. Una bella gatta da pelare per Noda, che arriva in contemporanea alle ultime previsioni della Bank of Japan secondo cui la crescita giapponese nell’esercizio 2012, se tutto andrà bene, sarà piatta. A confermare queste previsioni sono arrivati i dati sulla produzione industriale che, a novembre, è calata del 2,6% rispetto al mese precedente. Male anche le vendite al consumo, scese del 2,1% e le esportazioni, calate per il secondo mese consecutivo. La preoccupazione sul futuro del paese è condivisa dalle aziende che, nel terzo trimestre, hanno ridotto gli investimenti.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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