Il debito se la prende anche col Giappone

Il paese rischia soprattutto dal punto di vista fiscale. Il prossimo pericolo sarà l'invecchiamento della popolazione.

Marco Caprotti 28/11/2011 | 09:57
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Il Giappone non riesce a uscire dal tunnel della deflazione. Gli ultimi dati rilasciati dall’istituto nipponico di statistica dicono che i prezzi al consumo a ottobre sono calati dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Una cattiva notizia per un paese che, da oltre un decennio, registra una debolezza della domanda di beni e servizi (cioè un freno nella spesa di consumatori e aziende), i quali poi attendono ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale negativa. Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori con effetti negativi sui bilanci societari.

Una situazione che, secondo alcuni analisti, potrebbe persistere per almeno altri due anni (previsioni a più lungo periodo sarebbero totalmente inaffidabili) nonostante l’ottimismo della Bank of Japan che prevede una crescita per l’anno iniziato ad aprile e dello 0,5% nei 12 mesi seguenti. A questa situazione va aggiunta la forza dello yen (a ottobre ha toccato 75,35 contro dollaro, il livello massimo dal secondo dopoguerra) che rende meno care le importazioni e indebolisce l’export. In questo quadro l’indice Msci del Sol levante nell’ultimo mese (fino al 24 novembre e calcolato in euro) ha perso poco più del 4%, mentre da inizio anno la performance è stata negativa per il 18,4%.

Il debito fa lo sgambetto
La conferma che la situazione del paese sia traballante è arrivata anche da altre fonti. Secondo un report del Fondo monetario internazionale, senza una rapida crescita economica il Giappone corre il rischio di trovarsi in una situazione precaria soprattutto dal punto di vista delle entrate fiscali. Un calo della fiducia degli investitori, aggiunge il Fondo, potrebbe portare a un rialzo dei rendimenti delle obbligazioni che renderebbe il livello del debito insostenibile. Secondo i dati del Ministero delle finanze il debito lordo del paese alla fine del 2011 sarà superiore al 210% del Pil. La situazione è tenuta d’occhio anche dalle agenzie di rating. Standard & Poor’s nei giorni scorsi ha detto che l’amministrazione guidata dal primo ministro non ha fatto abbastanza per affrontare la questione del deficit pubblico, aggiungendo di essere pronta a tagliare il rating sui bond governativi nipponici (in outlook negativo da aprile. A gennaio il giudizio era stato portato ad AA- da AA). Il ministro delle finanze Jun Azumi, intanto, ha annunciato di tenere sotto stretta osservazione il mercato valutario per decidere cosa fare dopo i tre interventi effettuati nel corso di quest’anno per indebolire la valuta locale e dare un po’ di benzina alle esportazioni.

Un paese che invecchia
Ma il problema più difficile che il paese asiatico sta affrontando è forse quello demografico. Secondo gli ultimi dati del Ministero degli affari interni e della comunicazione si sta abbassando il numero delle persone in età da lavoro (-11,9% nei prossimi 15 anni), mentre stanno crescendo i pensionati (+15,3% nello stesso periodo di tempo). Un trend che influirà sulle casse statali sia in termini di minori entrate fiscali, sia per quanto riguarda l’aumento delle spese per la sicurezza sociale. Secondo il governo, entro il 2025 alle casse statali verranno a mancare più di 17mila miliardi di yen. Se la tendenza non si inverte le uniche soluzioni saranno un aumento della pressione fiscale e tagli profondi alle spese statali.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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