Bond, un occhio a Gross e uno alla Grecia

Il re delle obbligazioni è tornato ad acquistare il debito Usa. Gli operatori non perdono di vista Atene da cui dipendono le sorti dell'Europa.

Marco Caprotti 13/09/2011 | 12:06
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Contrordine agli investitori. Vale la pena acquistare i bond governativi americani. L’avvertimento va preso sul serio, se non altro perché arriva da Bill Gross, il più famoso operatore in obbligazioni del mondo che fino a qualche tempo fa diceva che era meglio abbandonare i treasury in favore di altri titoli di debito (come quelli canadesi, tedeschi e brasiliani) o, addirittura, di azioni che pagavano alti dividendi.

Il re riscopre i Treasury
Secondo gli ultimi dati rilasciati da Pimco, la società da lui fondata e per cui gestisce il fondo Total Return, i Tbond ad agosto rappresentavano il 16% degli asset in gestione contro il 10% del mese precedente. Una decisa inversione di rotta (iniziata ad aprile) rispetto alla strategia inaugurata a luglio dell’anno scorso per cercare di ridurre la vulnerabilità e la dipendenza del suo portafoglio dai movimenti dei tassi di interesse e dalla qualità del credito. Il resto del mercato, però non l’aveva seguito. Mano a mano che le condizioni negli Stati Uniti peggioravano, gli investitori preferivano rifugiarsi nel porto sicuro delle obbligazioni governative americane lasciando al palo Pimco, che sta registrando l’anno peggiore rispetto ai concorrenti dal 1995. Secondo gli indici elaborati da Bank of America Merrill Lynch i treasury da inizio 2011 hanno dato un rendimento dell’8,5% circa. Se continuano su questa strada potrebbero registrare l’anno migliore dal 2008 (il momento peggiore della crisi mondiale scatenata dai subprime). Secondo le comunicazioni consegnate ad agosto alla Securities & Exchange Commission (la Consob americana), Gross nel secondo trimestre di quest’anno ha investito 11 miliardi di dollari su diversi strumenti legati ai government bond americani e altri 1,3 miliardi in obbligazioni inflation linked italiane.

Tutto questo non significa che The King of Bond abbia abbandonato completamente la sua strategia di investimento. Secondo una nota agli investitori firmata da Gross e pubblicata il 30 di agosto, la crisi globale sta portando a una possibile recessione delle aree più sviluppate guidata da Stati Uniti ed Europa che sarà difficile da sopportare. Gli investitori, aggiunge, per difendersi dovrebbero guardare all’Australia, al Messico al Brasile e al Canada e alle obbligazioni non denominate in dollari di quei paesi che hanno forti legami con la regione asiatica.

Il pericolo Grecia
I movimenti dei big americani, tuttavia, non distolgono l’attenzione degli operatori da quanto sta avvenendo in Europa, soprattutto ad Atene. “Le ipotesi che la Grecia possa fallire a causa del debito pubblico sono cresciute di nuovo”, spiega una nota di Melanie Bowler, analista dell’agenzia di rating sulle obbligazioni Moody’s secondo cui “la crisi dovuta al debito sovrano dell’area euro è ancora lontana da trovare una soluzione. La sospensione dei colloqui sul salvataggio della Grecia tra l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale nella prima settimana di settembre non ha fatto bene al mercato dei titoli di stato”. La preoccupazione maggiore in questo momento è per le banche, soprattutto per quelle che hanno le tasche piene di titoli governativi ellenici. Fra queste ci sono soprattutto quelle francesi. L’agenzia di rating potrebbe infatti tagliare i giudizi su BnpParibas, Crédit Agricole e Société Générale, dopo averli messi sotto osservazione già a giugno, per valutare “il potenziale di inconsistenza fra l’impatto di un possibile default o ristrutturazione del debito greco e gli attuali livelli di rating”.

La Commissione europea, intanto, ha tenuto a precisare che “non sta lavorando” sull’eventualità di un fallimento della Grecia. Lo ha precisato il portavoce del commissario Ue, Olli Rehn, ribadendo che questo è l’impegno assunto dall’Eurozona. Ma i dubbi e i punti interrogativi sul futuro dell’Europa sono sempre più numerosi, anche alla luce del fatto che una folta schiera di politici in Germania è poco favorevole a scendere in campo in favore delle economie europee in difficoltà. Lo stesso ministro tedesco dell’Economia, Philipp Rosler, non ha escluso una bancarotta pilotata del paese ellenico. D’altra parte il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, hanno cercato di gettare acqua sul fuoco emettendo un comunicato comune e indicando che il Fondo di stabilità (Fesf), in una versione rafforzata, sarà operativo da fine mese.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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