Stop alla speculazione, un bene o un male?

L’obiettivo dichiarato è di proteggere i titoli dagli attacchi, ma il rischio è una riduzione della liquidità.

Holly Cook 18/08/2011 | 09:17
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Belgio, Francia, Italia e Spagna hanno deciso di fermare per quindici giorni le vendite allo scoperto, dette anche “short selling” (operazione finanziaria che consiste nella vendita, effettuata nei confronti di uno o più soggetti terzi, di titoli non direttamente posseduti) su alcuni tipi di azioni, con l’obiettivo di fermare la speculazione.

I critici sostengono tuttavia che tale mossa può inviare un messaggio sbagliato agli investitori. Ad esempio, uno studio sullo stop allo short selling durante la crisi del 2008 e del 2009 evidenzia come una decisione di questo tipo riduce fortemente la volatilità del mercato e restringere il flusso di informazioni disponibili, più che impedire ai prezzi di precipitare. L’analisi condotta dalla Cass Business School, interna all’University of London, ha esaminato l’impatto del divieto su 30 diversi paesi utilizzando i dati di circa 17 mila titoli azionari.

“Secondo il nostro studio, la decisione delle autorità regolamentari ha serie conseguenze sulla liquidità”, commenta il co-autore del report, il professor Alessandro Beber. “Questo è particolarmente vero per le azioni con bassa capitalizzazione, alta volatilità e senza opzioni”.

Per Beber, la riduzione della volatilità determinata dal divieto di vendite allo scoperto è particolarmente pericolosa perchè giunge in un momento in cui lo spread bid-ask (differenziale tra prezzi di acquisto e vendita) è elevato, come conseguenza della crisi finanziaria, e gli investitori sono a corto di cash a causa del congelamento di molti mercati obbligazionari.

“I risultati dello studio sono un forte messaggio per i regolatori: lo stop allo short selling può causare più danni che benefici”, aggiunge Beber. In passato, inoltre, il divieto ha fallito l’obiettivo di ristabilire ordine e di prevenire ulteriori cali dei prezzi azionari. “Al contrario, l’evidenza mostra che nel migliore dei casi questa decisione lascia i prezzi invariati, e nel peggiore contribuisce al declino”, conclude Beber.

Sulle azioni, tuttavia, gli effetti in genere non hanno carattere duraturo. La volatilità diminuisce “per qualche giorno al massimo”, afferma Andrew Shrimpton, consulente finanziario per Kinetic Partners, ma poi torna salire perché i titoli sono meno liquidi. “Su ampia scala, il divieto rischia di ridurre la capicità delle banche di raccogliere capitale e aumenta il rischio di recessione nei paesi che lo hanno adottato”.

Lo studio della Cass Business School verrà pubblicato nella prossima edizione de Journal of Finance.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Holly Cook

Holly Cook  is Manager, Morningstar EMEA Websites

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