Manovra finanziaria, non tutto subito

L’aumento dell’imposta di bollo sui dossier titoli ha effetto immediato. Per il cambio di aliquota sul capital gain, c’è solo un disegno di legge.

Sara Silano 12/07/2011 | 08:56
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Per comprendere a pieno gli effetti della manovra finanziaria sui risparmiatori è bene cominciare dall’iter normativo e distinguere tra inasprimento dell’imposta di bollo sui dossier titoli e aumento dell’aliquota sui guadagni di capitale.

L’incremento dei bolli sui dossier titoli ha avuto effetto immediato dalla promulgazione del Decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011, noto come “manovra correttiva”. Ora i due rami del Parlamento hanno 60 giorni per convertirlo in legge (in realtà ciò potrebbe avvenire in tempi molto brevi). E’ diverso il discorso per il cambio dell’aliquota dal 12,5 al 20% sui redditi  di natura finanziaria (con l’eccezione dei titoli di stato). In questo caso esiste solo un disegno della legge delega, che le Camere dovranno approvare per incaricare il governo ad emanare i decreti legislativi. I tempi, dunque, sono più lunghi essendo previsto un termine triennale per l’esercizio della delega. Difficilmente si vedranno gli esitia breve.

Bolli più cari
I risparmiatori, al momento sono toccati dal provvedimento che riguarda i bolli sui dossier titoli (la tassazione, invece, rimane al 12,5%). L’art. 26 del D.L. prevede un aumento dagli attuali 34,2 euro a 120 euro su base annua da qui a tutto il 2012. Dal 2013, invece, sono stati stabiliti due livelli: per i depositi inferiori a 50 mila euro l’importo da pagare è 150 euro, per quelli superiori a tale soglia sale a 380 euro (sempre su base annua). Al riguardo è stato proposto un emendamento, in sede di esame parlamentare, che rimodula il superbollo per fasce di reddito: chi ha giacenze sotto i 50 mila euro non sarà soggetto ad alcun aumento; tra i 50 mila e i 150 mila euro il bollo salirà a 70 euro annui nell'immediato (230 euro dal 2013); tra i 150 mila e i 500 mila l'incremento sarà prima a 240 mila, poi a 780 euro. Infine, per attività sopra tale soglia, l'onere sarà di 680 euro da subito (1.100 dal 2013).

La norma fa riferimento ai “depositi di titoli”, per cui riguarda chi ha titoli di stato, obbligazioni bancarie, azioni e altri titoli di questo tipo. Potrebbe, invece, non toccare chi ha solo fondi comuni o polizze vita. “Per i fondi, rileva il Regolamento della Banca d’Italia del 14 aprile 2005”, spiega Andrea Lo Presti, dottore commercialista dello studio Russo De Rosa Bolletta & Associati. “In esso è contenuta una norma che stabilisce che il collocatore non può imporre l’apertura di un dossier titoli se l’investitore ha solo quote di fondi”. E’ sufficiente, dunque, una “Rubrica fondi” che non deve necessariamente appoggiarsi a un contratto di deposito titoli.

Aliquote, un lungo iter
Per quanto riguarda la riforma delle aliquote fiscali, la proposta, contenuta nel disegno di legge, che però potrebbe subire modifiche prima dell’implementazione, prevede “con esclusione dei titoli pubblici ed equivalenti, l’introduzione di un’unica aliquota per le ritenute e le imposte sostitutive applicabili sui redditi di capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria non superiore al 20 per cento”. Inoltre, è ammessa la possibilità di derogare nel caso di “piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti” e di “forme di previdenza e assistenza socio-sanitaria complementare”.

Come osserva Lo Presti, sono ancora molti i nodi da sciogliere. Se i titoli di stato italiani rimangono tassati al 12,5%, quale sarà il trattamento per quelli esteri? E’ difficile ipotizzare una disparità fiscale, considerate le norme europee sui mercati finanziari e la libertà di movimento dei capitali. Inoltre, cosa sarà deciso per le obbligazioni bancarie, tanto collocate tra i risparmiatori negli ultimi anni? Un altro punto critico è rappresentato dalla possibilità o meno di, applicare le maggiori aliquote anche a redditi maturati fino alla data di entrata in vigore della nuova disciplina. “In genere, si tende a salvaguardare i titoli in circolazione”, dice Lo Presti. “E l’ipotesi di un regime transitorio è già stato il pomo della discordia nei tanti tentativi di riforma che ci sono stati in passato”. Come dire, su questo aspetto meglio non preoccuparsi troppo adesso, perché il cambiamento non è dietro l’angolo.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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