Bond, le agenzie si scatenano

Gli analisti che giudicano le obbligazioni governative sparano sui Paesi a rischio. E continuano a lanciare allarmi sugli Usa.

Marco Caprotti 30/06/2011 | 13:38
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L’attivismo delle agenzie di rating sul debito sta lasciando interdetti gli operatori. L’indice BarCap Euro Bond nell’ultimo mese (fino al 29 giugno e calcolato in euro) ha perso meno dello 0,5%. Eppure le notizie per prendere una posizione sulle obbligazioni, considerate un porto sicuro nei momenti di incertezza, non sono mancate: il rallentamento dei Paesi emergenti a causa dell’inflazione che costringe le banche centrali locali a intervenire sui tassi; oppure la forte disoccupazione Usa che mette a rischio la rincorsa della prima economia mondiale; e ancora la crisi del debito in Grecia che può espandersi ad altri Paesi della regione mettendo un punto interrogativo sull’andamento globale.

Il bersaglio grosso nel mirino
In mezzo a tutto questo le società di analisi che danno i giudizi alle obbligazioni statali e corporate hanno fatto sentire forte la loro voce. L’ultimo urlo lo ha fatto S&P, dicendo che è pronta ad abbassare il voto sui bond americani portandolo al livello più basso della sua scala (D) dal massimo attuale (AAA), se il governo americano non affronterà seriamente il problema del deficit. Una mossa simile, anche se meno drastica (si parla comunque di un giudizio nell’ambito delle A), potrebbe essere presa in considerazione anche dagli analisti di Moody’s.

Non è la prima volta, peraltro, che le agenzie prendono di mira il bersaglio grosso. Già a fine maggio S&P ha abbassato l’outlook sui bond americani da stabile a negativo. Nel documento che in quell’occasione ha accompagnato la decisione l’analista Nikola Swann ha spiegato che esiste “il rischio concreto che i politici Usa non riescano a raggiungere un accordo su come affrontare le sfide finanziarie di medio e lungo periodo entro il 2013”.

Problemi anche per l’Italia
Nel mirino delle agenzie di rating non sono finiti solo gli americani. S&P ha abbassato da stabile a negativo l’outlook sul rating della Repubblica italiana, motivando la decisione con il rischio che l’elevato indebitamento pubblico possa persistere nel tempo. Ma il comunicato arrivato con la revisione dice di più: “Le prospettive di crescita dell’Italia sono deboli e l’impegno politico per sviluppare riforme che aumentino la produttività non sembrano funzionare. La situazione di blocco politico potrebbe far slittare la riforma fiscale. Il risultato è che secondo noi le prospettive per ridurre il debito governativo sono diminuite”. Allo stesso tempo l’agenzia ha confermato il rating a lungo termine A+ e a breve termine A-1+ sul debito sovrano tricolore.

La risposta del Ministero dell’economia e delle finanze non si è fatta attendere. “L'Italia rispetterà i suoi impegni”, una possibile paralisi politica “è da escludere in assoluto”, il governo sta preparando “i provvedimenti mirati a rispettare l’obiettivo del pareggio di bilancio per il 2014” che il parlamento approverà a luglio. Per poi continuare: “Le valutazioni espresse e confermate nei giorni scorsi dalle principali organizzazioni internazionali sono molto diverse da quelle espresse oggi da Standard & Poor’s”.  Inoltre: le valutazioni fatte dal governo italiano sono “sempre state estremamente prudenziali” e i dati della crescita economica e del bilancio pubblico “sono stati costantemente migliori del previsto”.

La buona notizia è che la situazione, secondo gli osservatori internazionali, non è ancora preoccupante, anche se è bene tenere le orecchie dritte. “Nel breve termine l’effetto della decisione di S&P è più psicologico che reale”, spiega Robert Johnson, economista di Morningstar. “Il debito dell’Italia è stato messo sotto osservazione ma il rating non è stato toccato. Praticamente è la stessa cosa che è successa poche settimane fa agli Stati Uniti dove le vendite sui mercati sono comunque state limitate a pochi giorni”. Secondo l’agenzia di rating ci sono il 33% di possibilità che i bond italiani vedano abbassarsi il giudizio nel corso dei prossimi due anni.

Nelle analisi di S&P non poteva mancare la Grecia, alle prese con una crisi del debito che, nonostante il pacchetto di misure di austerità appena votato dal parlamento, per alcuni operatori rischia ancora di contagiare altri Paesi dell’Ue. L’agenzia di rating ha declassato il giudizio sul debito ellenico di tre gradini in un colpo solo, passando cioè da B a CCC. S&P’s ha calcolato che entro il 2013 andranno in scadenza 95 miliardi di titoli greci, ai quali se ne aggiungeranno altri 58 nel 2014.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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