La pausa del Giappone fa sudare

Dopo la corsa del 2010 l'indice Msci del Paese ha il segno meno. Il debito corre e lo yen è troppo forte. Per la BoJ la crescita riprenderà.

Marco Caprotti 03/02/2011 | 09:08
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Per qualcuno quella del Giappone è una pausa per tirare il fiato. Per altri si tratta dell’inizio di un nuovo periodo difficile. Di certo, per ora, c’è solo il dato dell’indice Msci del Sol levante che nell’ultimo mese (fino al primo febbraio e calcolato in euro) ha perso l’1,7% (nel 2010 ha segnato +21,2%). Che qualcosa nell’Arcipelago non stia funzionando è stato detto nelle settimane scorse dall’agenzia di rating Standard&Poor’s che ha abbassato il giudizio sul debito del Paese a AA-1 (comunque il quarto livello più alto) facendo riferimento alla continua crescita del debito, già uno dei più alti fra i Paesi industrializzati.

Un Paese per vecchi
Secondo i dati della Bank of Japan i costi per la sicurezza sociale, in un Paese che sta diventando sempre più vecchio, dal 2000 sono cresciuti del 60% e peseranno per il 53% sulle spese statali dell’anno fiscale che inizierà ad aprile. A cercare di buttare acqua sul fuoco ci ha provato la stessa BoJ, secondo cui “ci sono buone possibilità che la frenata economica del Giappone finisca presto e la nazione ritorni sul sentiero di una crescita moderata”. Secondo il consensus degli economisti elaborato dagli analisti di Morningstar, il Pil del Sol levante, dopo il +4,3% fatto segnare nel 2010, quest’anno segnerà +1,4%, che diventerà un +2% nel 2012.

Segnali di vita
Qualche segnale in realtà si vede. Le esportazioni a dicembre sono aumentate per il secondo mese consecutivo, mentre la produzione industriale ha fatto segnare quasi un anno di crescita consecutiva grazie alla domanda in arrivo da Stati Uniti e Cina. Proprio questi due mercati rappresentano la speranza per un Paese che vive essenzialmente di export. Gli Usa con i loro dati macroeconomici danno segnali di uscita dalla crisi economica. I dubbi, semmai, riguardano il Regno di mezzo. E non tanto per la forza della sua economia (che nel 2011 e 2012 dovrebbe rimanere al di sopra del 9%), quanto per i tentativi fatti da Pechino per cercare di frenare la corsa e raffreddare l’inflazione. Le manovre per sgonfiare soprattutto la bolla immobiliare potrebbero portare a una frenata delle costruzioni con conseguenti minori ordinativi di macchinari adatti ai cantieri (che, per la maggior parte, sono made in Japan).

I muscoli dello yen
Un elemento importante per interpretare il futuro del Sol levante riguarda la forza dello yen e, di conseguenza, l’impatto che ha sul prezzo degli articoli giapponesi. La valuta nipponica a novembre dell’anno scorso ha raggiunto il record degli ultimi 15 anni toccando quota 80,22 contro dollaro. In questi giorni viene trattato attorno a 81,6 (sempre rispetto al biglietto verde). E secondo alcune analisi in un futuro prossimo potrebbe assestarsi sotto il livello di 80. Per evitare lo svantaggio competitivo di una divisa eccessivamente tonica la Honda ha deciso di spostare la produzione di alcuni veicoli negli Stati Uniti e in Messico. Una scelta che potrebbe essere seguita da altre aziende che hanno come principale mercato il nord America.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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