Cosa c’è dietro la formula

Una nuova tipologia di fondi si fa strada nel mercato del risparmio gestito. Ma sui portafogli la trasparenza è ancora poca.

Sara Silano 03/12/2010 | 10:06
Facebook Twitter LinkedIn

I fondi a formula sono stati tra i protagonisti dei debutti di nuovi prodotti sul mercato del risparmio gestito italiano negli ultimi tre anni. Oggi, la banca dati di Morningstar censisce una sessantina di comparti disponibili per gli investitori privati, offerti da diverse società di gestione, tra cui Amundi, Arca, Bnp Paribas, Eurizon Capital, Pioneer IM e Prima Sgr. Il primo è stato lanciato nel 2006, ma la maggior parte è nata tra il 2009 e il 2010.

Morningstar ha ricevuto molte mail da parte di investitori privati, ai quali la banca ha proposto questo tipo di prodotti. Le domande più frequenti riguardano il meccanismo di funzionamento, la composizione del portafoglio e la “sicurezza” di rendimento e restituzione del capitale. In questo articolo cerchiamo di rispondere a questi interrogativi.

Cosa sono
I fondi a formula sono conformi alla direttiva comunitaria Ucits III. Si pongono come obiettivo quello di riconoscere all’investitore la partecipazione alla performance realizzata da un certo strumento finanziario (uno o più indici di mercato) in un intervallo di tempo predefinito, secondo una formula matematica dichiarata nel prospetto informativo.  Investono in strumenti monetari come pronti contro termine e certificati di deposito o in obbligazioni a breve termine. Gli interessi generati su questi strumenti sono allocati in derivati (ad esempio opzioni o swap), tramite i quali il fondo assume un’esposizione alla crescita di un indice del mercato azionario, partecipa cioè solo ai rendimenti positivi.

Generalmente questi fondi proteggono o garantiscono il capitale a scadenza (non durante la vita del fondo). Hanno una finestra di sottoscrizione, terminata la quale non è più possibile investire (ma è possibile uscire in qualsiasi momento). In pratica, è come acquistare un portafoglio obbligazionario, le cui cedole non vengono distribuite ma impiegate per ottenere una partecipazione al mercato azionario.

I rischi
Il valore della quota è influenzato da diversi fattori, tra cui l’andamento dei tassi, il trend e la volatilità dell’indice del mercato azionario di riferimento e il tempo che manca alla scadenza (nella prima fase di vita pesa di più il fattore-tassi; nella seconda quello equity). Inoltre, investendo in strumenti derivati sono soggetti a un rischio di controparte (inadempienza contrattuale della controparte).

La trasparenza
Leggendo il prospetto informativo, l’investitore può venire a conoscenza del meccanismo di funzionamento di questi fondi, della formula di calcolo della performance, dei rischi e dei costi. Su quest’ultimo aspetto, la nostra analisi sui dati disponibili, mostra un Ter (Total expense ratio) medio dell’1,5%, dunque superiore a quello di un fondo obbligazionario o monetario tradizionale o di un azionario passivo. A tal proposito, è bene ricordare che la protezione del capitale e ancor più la garanzia (per i fondi che la prevedono) è un fattore di maggior costo.

Per quanto riguarda i portafogli, la trasparenza è minore. Oltre il 70% dei comparti distribuiti in Italia non invia i dati a Morningstar, per cui l’unica fonte di informazione è il report annuale. La giustificazione più comune che le società danno, quando non forniscono i dati, è la scarsa rappresentatività del portafoglio a tal punto da risultare fuorviante, considerato il meccanismo di funzionamento di questi strumenti. In realtà, secondo il porftolio team di Morningstar, il problema non si pone se la casa di gestione, in relazione alle posizioni in derivati, fornisce l’esposizione al sottostante del derivato che viene impiegato per partecipare all’andamento dell’indice azionario.

E’ indubbio che questi fondi siano vantaggiosi per chi li propone, considerato che vincolano l’investitore per diversi anni (e quindi assicurano un flusso commissionale) e hanno una gestione sostanzialmente passiva. Inoltre, l’impiego di strumenti monetari o obbligazionari a breve (o comunque coerenti con la durata del fondo) non pone grossi problemi al momento di restituire il capitale e rispettare il vincolo della protezione (per i fondi che lo prevedono). Affinché diventino validi anche per il sottoscrittore, però, è fondamentale che quest’ultimo ne comprenda i meccanismi di funzionamento e sappia come vengono realmente impiegati i suoi soldi e quindi, cosa c’è in portafoglio.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures