Quando la blue chip non è un buon affare

Il crollo delle azioni di grandi aziende spesso convince gli investitori a lanciarsi nell'acquisto del titolo. Ecco a cosa fare attenzione.

Christine Benz 29/06/2010 | 15:34
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Il disastro petrolifero del Golfo del Messico è una tragedia sotto tutti i punti di vista ed è difficile non comprendere quegli investitori che sono scappati da BP. Il titolo, tuttavia, per alcuni operatori (i cosiddetti contrarian, coloro che si muovono, cioè, in senso inverso al resto del mercato) potrebbe essere un’ottima opportunità di acquisto. La questione che si pone, quindi, è quella di capire se, più in generale, il crollo di una blue chip si possa sempre considerare un’ottima opportunità di acquisto o se, in alcuni casi, non sia meglio soprassedere.

Comprendere i rischi
Senza dubbio l’idea di acquistare le azioni di una società a minimi che non ci si sarebbe mai aspettati e vedere il valore duplicare o triplicare nel giro di poco tempo, piace a molti. Ma quando una società si trova al centro di una catastrofe delle dimensioni di quella del Golfo del Messico causata da BP, i rischi sono grandi quanto le potenzialità di guadagno. Per cominciare i problemi e le cause a cui la società petrolifera andrà incontro sono di difficile previsione. E questo vale per tutte le grandi società il cui valore è sceso molto in un breve lasso di tempo. Un investitore può acquistare il titolo a un prezzo minimo, ma deve anche mettere in conto che non conosce tutti gli aspetti della vicenda che hanno portato a quel valore e che, quindi, l’azione può scendere ancora. In situazioni del genere, inoltre, bisogna considerare le pressioni politiche che inevitabilmente verranno fatte sulla società. Ad esempio, nel caso del gruppo inglese, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha detto chiaramente che i 20 miliardi di dollari che BP dovrà sborsare per costruire un fondo per la pulizia del mare, sono soltanto il punto di partenza. Come nel caso di Citigroup, di Enron e di General Motors, quindi, se un investitore vuole fare un mucchio di soldi con questa strategia, deve essere pronto ad accollarsi rischi pesanti.

Vale la pena notare, inoltre, che questo tipo di società, quando iniziano i problemi promette alti dividendi in modo da non far scappare i soci esistenti cercando, magari, di attrarne di nuovi. Ma anche questo nasconde un pericolo. Lo ha dimostrato proprio BP in queste settimane. Prima ha aumentato del 10% la cedola. Poi ha annunciato che avrebbe sospeso il pagamento almeno fino al primo trimestre dell’anno prossimo. La stessa strada, insomma, seguita da molti gruppi finanziari nei momenti più bui delle ultime crisi finanziarie.

Essere pessimisti e studiare molto
Se un investitore è interessato a questo tipo di società nonostante i rischi esposti sopra è necessario che passi molto tempo ad analizzare quali possono essere le cause di una possibile ulteriore discesa del titolo. Insomma, analizzare lo scenario peggiore al quale l’azienda in questione può andare incontro. I migliori cacciatori di affari sono pessimisti, ma in questo modo si creano degli ottimi salvagenti se le cose non dovessero andare come sperano. Soprattutto, bisogna considerare questo tipo di strategia di investimento per quello che è: una scommessa speculativa.

Considerare le alternative
Quando si ha a che fare con società che navigano in cattive acque è bene ricordare che, se dovessero andare in bancarotta, i possessori di obbligazioni, nella linea dei rimborsi, vengono prima dei titolari di azioni, sono meglio protetti e, di solito, ottengono rimborsi più alti. Per questo, quando si parla di investimenti in società in difficoltà, a volte può valere la pena di considerare i bond piuttosto che la parte equity. Anche in questo caso, comunque, è bene considerare che si sta parlando di una strategia molto speculativa.

Quando una società ha dei problemi, nello stesso comparto ce ne sono altre che soffrono. Negli ultimi tre mesi, ad esempio, i titoli del settore energetico racchiusi nel nostro database sono scesi mediamente del 6%. La preoccupazione degli investitori è che l’incidente di BP renda il petrolio meno remunerativo per le aziende che vi lavorano. Ma fatti come questi spesso mettono in luce azioni a sconto di aziende con meno problemi. ExxonMobil, per esempio, in questo momento tratta a sconto rispetto alle nostre stime di giusto prezzo e, sicuramente, non ha i grattacapi di BP.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Christine Benz  is Morningstar's director of personal finance and author of 30-Minute Money Solutions: A Step-by-Step Guide to Managing Your Finances and the Morningstar Guide to Mutual Funds: 5-Star Strategies for Success. Follow Christine on Twitter: @christine_benz and on Facebook.

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