Giappone, ora tocca alla deflazione

I prezzi continuano a calare e mettono a rischio profitti e stipendi. Migliora l'export.

Marco Caprotti 25/11/2009 | 16:28
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Questa volta è ufficiale: secondo le indicazioni del Governo del Giappone, il Paese asiatico è entrato in deflazione per la prima volta in tre anni. Il rischio è che la continua discesa dei prezzi schiacci prima i profitti delle aziende e poi i salari, riducendo di conseguenza la domanda interna. Per questo l’esecutivo ha chiesto alla Bank of Japan misure urgenti per uscire da questa spirale. Il mercato se lo aspettava, tanto che, nell’ultimo mese (fino al 25 novembre e calcolato in euro) l’indice Msci nipponico ha perso il 3,7%. I dati che sono stati snocciolati in queste settimane e quelli attesi nei prossimi giorni, del resto, sembrano non lasciare spazio ai dubbi. La banca centrale ha comunicato che i prezzi dei servizi alle aziende a ottobre sono calati per il tredicesimo mese conse

cutivo. Quelli al consumo, intanto, secondo le stime degli economisti dovrebbero aver subito un ribasso superiore al 2%. Il tutto in una cornice di crescente disoccupazione.

Non mancano, tuttavia, alcuni segnali che, nonostante il segno meno, vengono letti come positivi. Come quello sulle esportazioni che a ottobre, secondo il Ministero delle finanze, sono calate del 23,2% rispetto al -30,6% di settembre. Il risultato è il migliore che il Giappone ha messo a segno nell’ultimo anno ed è superiore alle attese degli economisti. “Questo basta per dire che il rimbalzo del Paese dalla peggior recessione del secondo dopoguerra proseguirà almeno fino alla fine di quest’anno”, spiega una nota di Morningstar. “I segnali di miglioramento, anche se contradditori, che vengono dalle maggiori economie, stanno dando un po’ di ossigeno alle aziende dell’export. Si notano anche miglioramenti nelle richieste da parte dell’Asia”.

Andando nel dettaglio, le esportazioni verso gli Stati Uniti sono scese del 27,6%, rispetto al -34% del mese precedente, mentre quelle verso l’Europa sono passate da -38,6% a -29%. Nel resto del continente asiatico il dato di ottobre è stato di -15% contro il -22% di settembre. Per avere conferme sulla reale tenuta delle esportazioni gli operatori consigliano di aspettare almeno l’anno prossimo, quando sarà messa la parola fine ai diversi piani di stimolo economico che sono stati messi in campo per contrastare la crisi internazionale.

Gli investitori, intanto, si stanno riempiendo un po’ le tasche con i dividendi di alcune società. I più ricchi sono stati fino ad ora quelli delle utility che, in alcuni casi, sono stati il doppio del rendimento offerto dai bond governativi decennali. “Secondo diversi indicatori, compresa l’analisi tecnica, il mercato borsistico giapponese sta arrivando a un punto di rimbalzo”, continua il report e molte aziende potrebbero diventare un’ottima opportunità di acquisto. Soprattutto per chi ha strategie di lungo periodo.

I segnali delle ultime settimane, avvertono però gli operatori, non saranno sufficienti a risolvere i problemi strutturali che da anni ormai zavorrano il Giappone. Anabuki Construction, una delle più grandi realtà immobiliari del Paese, ha appena dichiarato fallimento (uno dei maggiori quest’anno), dando un’altra mazzata ai titoli del comparto e alle speranze di ripresa del mattone.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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