Il tasso negativo è sempre stato, almeno finora, materiale da discussione accademica piuttosto che una possibilità concreta. Perché dunque una Banca centrale ha voluto passare all’azione? Quando si parla di “credit crunch” o “stretta del credito”, si fa riferimento a una situazione in cui le banche non prestano più denaro o lo fanno col contagocce. Questo è esattamente quello che sta succedendo quasi ovunque, nonostante gli istituti di credito siano stati og
getto di massicci aiuti da parte dei governi. Insomma, se le banche non forniscono liquidità, è molto difficile che l’economia si muova.
Il pericolo dietro l’angolo, però, si chiama “trappola di liquidità”. La trappola consiste nell’eventualità in cui, con le banche disposte a prestare denaro, non ci sia la domanda da parte delle aziende, in quanto l’economia è stagnante e non ci sono investimenti da fare. Oppure, al contrario, le aziende chiedono capitali per superare il momento di difficoltà, ma essendoci un rischio di insolvenza elevato le banche non vogliano concedere prestiti.
Inomma, la decisione è di quelle forti ma coraggiose. Ora, infatti, l’intero mondo finanziario è alla finestra, ansioso di conoscere le consueguenze di questa decisa manovra. In caso di reazione positiva del sistema economico, altri Paesi potrebbero essere pronti a seguire le orme scandinave. Non a caso, Mervyn King, governatore di Bank of England, ha dichiarato all’emittente televisiva Cnn che se non ci saranno segni di ripresa, anche la Banca d’Inghilterra potrebbe pensare ad un tasso d’interesse negativo.
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