Per ultimo, la Banca centrale americana ha confermato che continuerà ancora per qualche tempo con l’attuale politica dei tassi di interesse (ora fermi allo 0,25%). Secondo alcuni analisti, i primi movimenti
sul costo del denaro si potrebbero vedere a metà del 2010. Tutte queste decisioni hanno avuto effetto sul mercato obbligazionario, con una ripresa dei Tbond con le scadenze più brevi.
Al di là delle rassicurazioni della Federal Reserve, comunque, lo scenario macroeconomico resta ancora tutto da decifrare. Secondo gli ultimi dati del Dipartimento del commercio a luglio le vendite al dettaglio (che contribuiscono al 70% dell’economia a stelle e strisce) sono calate dello 0,1% dopo una crescita dello 0,8% (rivista) il mese precedente. La discesa delle spese delle famiglie americane, peraltro, ha sorpreso gli analisti che, tuttavia, prevedono un aumento di questa voce dell’1,6% fino a metà 2010. Se la stima venisse confermata, si potrebbe mettere la parola fine alla peggiore discesa di questa voce dal 1980.
C’è poi da considerare la questione della disoccupazione. In base agli ultimi numeri trasmessi dal Dipartimento del lavoro è aumentato il numero degli americani che hanno chiesto il sussidio di disoccupazione per la prima volta. Tuttavia, è calato il numero dei cittadini iscritti nelle liste di disoccupazione. Dall’inizio della recessione nel dicembre 2007, 6,7 milioni di persone negli Usa si sono trovate senza un lavoro: il dato è il peggiore dalla fine della Seconda guerra mondiale. Un altro anello debole sulla strada della ripresa è rappresentato dal settore immobiliare. I nuovi cantieri, a luglio, sono calati a sorpresa dell’1%.
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