Caso Madoff, con un po’ di buon senso…

Sono irrealistici 15 anni di guadagni. E’ sospettoso un uomo che fa tutto "in casa".

Sara Silano 05/01/2009 | 14:07
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La bufera Madoff non si placa. Negli Stati Uniti, la Commissione servizi finanziari della Camera ha chiesto spiegazioni alla Sec (la Consob Usa), accusata di aver sottovalutato la truffa del finanziere americano. In Europa, si fa ancora la conta delle vittime, con qualche difficoltà legata alla complessità della vicenda. Secondo l’autorità di vigilanza lussemburghese (Cssf) i fondi domiciliati nel Granducato sarebbero esposti per 1,9 miliardi di euro. In Italia, il patrimonio intaccato è pari allo 0,5% del totale investito in fondi di fondi alternativi (fonte MondoHedge).

Nella maxi frode da 50 miliardi di dollari non sono finiti solo i fondi hedge, ma anche investitori noti e meno noti. “C’è stata troppa leggerezza”, dice Fabrizio Ladi, senior fund manager di Reyl & Cie a Ginevra

(in un comunicato, la società ha chiarito di non avere esposizione alcuna a Madoff). “La regola che le performance passate non sono indicative per il futuro è stata violata. Pensare che per 15 anni un fondo non perda mai è poco realistico”.

Le truffe esistono in tutti i settori, non solo in finanza. Sono comportamenti criminali che devono essere perseguiti penalmente. Però è possibile prendere accorgimenti per evitare di caderci, in qualsiasi ambito esse avvengono. “Nel caso Madoff, ci si è fidati del passaparola e sono mancati ragionevoli processi per capire che qualcosa non andava”, spiega Ladi.

Lo scandalo apre il dibattito sui metodi di selezione degli investimenti. Guardando solamente i rendimenti, i fondi del finanziere americano erano molto attraenti, perché guadagnavano indipendentemente dalle condizioni di mercato. “I processi quantitativi sono basati sullo studio del passato”, sostiene Ladi, “Non necessariamente svelano qualcosa sul futuro. E’ vero, noi gestori non abbiamo la sfera di cristallo, ma ci prendiamo delle responsabilità sul futuro. Non possiamo pensare solo di guadagnare; serve un approccio da buon padre di famiglia”.

Per un gestore hedge, questo significa un’attenta analisi dei processi e delle persone. Per quanto improbabile che abbia fatto tutto da solo, Madoff faceva tutto in casa. La presenza di amministratori indipendenti, auditor, terze parti che si assumono il controllo del processo di investimento, regolari contratti di fornitura rappresenta una garanzia contro possibili frodi. Ladi sottolinea anche l’importanza dell’aspetto umano: la valutazione è analoga a quella che si usa per scegliere un avvocato, un medico o un dentista.

Il caso Madoff insegna che è la trasparenza nei processi, prima ancora che nei portafogli l’elemento che deve guidare la scelta di un investimento alternativo. “L’operazione deve essere sufficientemente capitalizzata (100-500 milioni di euro), ma non troppo”, spiega Ladi. “Se è grande fa fatica a guadagnare. Inoltre, la struttura deve essere semplice e comprensibile, 15-20 persone, perché altrimenti ti fa vedere solo quello che ‘vuole’ farti vedere”.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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